Negli ultimi anni, molte aziende si stanno impegnando nel garantire diversità e inclusione sul posto di lavoro. Ma perché ciò sta accadendo e perché è così importante? Scopriamolo insieme
Diversità e inclusione sono due tematiche, due facce della stessa medaglia, che si sono ritrovate al centro del dibattito aziendale degli ultimi anni. Ma prima di spiegare il perché di questa attenzione, è necessario spiegare cosa siano.
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Sebbene “diversità” risulti come una parola che può sembrare lontana da noi, fa invece parte della nostra identità. Ogni persona è diversa e unica nel suo essere. Alcune delle differenze che caratterizzano una persona possono però, a volte, generare discriminazioni o trattamenti penalizzanti.
Un esempio, e tema caldo del momento, è quello della donna a cui non viene offerta una promozione in quanto donna, mentre viene offerta all’uomo. Per limitare questo tipo di discriminazioni, in molti Paesi, tra cui il Regno Unito, è stata adottata una legge che tutela elementi quali disabilità, età, sesso, riassegnazione di genere, condizioni socioeconomiche, neurodiversità, matrimonio e unione civile, maternità, religione ed etnia.
Tuttavia, non tutti i Paesi si sono adoperati nell’adottare questo tipo di legge, che mira a favorire l’uguaglianza e l’imparzialità sul posto di lavoro, rendendolo così inclusivo – ovvero integrando al suo interno un individuo, senza che esso perda le sue unicità.
Quando, in contesti di questo tipo, si parla di diversità, si intende il riconoscere le differenze che vi sono tra i vari dipendenti, come la loro identità e il loro background. Inclusione vuol dire, invece, essere capaci di accogliere quelle differenze e apprezzarle, ritenendole quindi un valore aggiunto per l’azienda.
Oltre a questioni morali e sociali a sostegno della diversità e dell’inclusione, vi sono anche le opportunità commerciali. Ma come avviene tutto questo? Innanzitutto, lavorare in un’azienda in cui si valorizzano questi due aspetti, significa lavorare in un luogo in cui potersi sentire a proprio agio, liberi di collaborare senza timori. Questo benessere e questa collaborazione saranno motivo, sicuramente, di crescita e successo anche a livello professionale.
Al momento, la situazione in Italia non è ancora delle migliori, ma si registra la volontà di compiere una svolta. L’ultimo bollettino Istat – del 31 gennaio 2023 – registra il tasso di occupazione femminile al 51,4 per cento – solo uno 0,5 per cento in più rispetto all’anno precedente – mentre il tasso di occupazione maschile registra un 69, 5 per cento. Questi dati evidenziano un gender gap del 18 per cento, range che sembra essersi cristallizzato in Italia da ormai più di trenta anni.
Per quanto riguarda la disparità salariale di genere, invece, il bollettino Istat segnala “solamente” un 4,2 per cento di differenza salariale oraria tra uomini e donne, contro una media del 13 per cento a livello europeo.
Per rendere questa svolta italiana concreta, le imprese devono adottare un meccanismo di recruiting che sia inclusivo. Rivolgere, quindi, la propria offerta a ogni categoria e, fin dal primo colloquio, adottare un linguaggio che miri a far capire al candidato quale sia la cultura aziendale alla base del progetto. Così da incentivare la persona a voler lavorare per quella determinata impresa.
Importante è anche la sensibilizzazione di coloro che sono già dipendenti dell’azienda. La comunicazione interna deve essere coerente con i valori dell’impresa. Utile sarebbe anche promuovere momenti di formazione mirati all’accettazione della diversità e al perseguire l’inclusione.
Infine, un altro suggerimento, è quello di promuovere un ambiente lavorativo sereno ed empatico, dove il lavoratore possa sentirsi libero di esprimersi, commettere errori, imparare senza timori e apportare le proprie conoscenze al progetto aziendale. Solo uno spazio di questo tipo può garantire lo sviluppo di un terreno fertile, in grado di stimolare l’intelligenza emotiva e professionale dei dipendenti, generando, di conseguenza, anche la crescita dell’azienda stessa.
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