Con la rivoluzione in corso, stiamo assistendo a una grande evoluzione: le tecnologie digitali stanno rendendo possibile l’automazione di molti processi, incidendo in modo significativo sul mondo del lavoro
La società attuale, sostiene Richard Baldwin, è caratterizzata da una forte divisione tra coloro che vivono in un presente simile al passato e chi diversamente è immerso in un futuro prossimo che sembra fantascienza. Il futuro è incerto, ma necessariamente va affrontato, anche se fare previsioni e comprendere lo scenario che stiamo vivendo è spesso difficile, se non impossibile. Possiamo suffragare questa ultima affermazione citando Paul Samuelson: «Fare previsioni è molto difficile, l’unico modo per riuscirci è farne tante e con molta frequenza». Allora proviamo a mettere insieme le più recenti.
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Distrelec ha esaminato il panorama lavorativo del 2020, valutando il numero di posizioni in ogni settore e la percentuale di dipendenti a rischio di essere sostituiti dall’automazione. Sulla base dei tassi di crescita del settore, è stato stimato quanti altri ruoli saranno sostituiti entro il 2030.
La ricerca ha evidenziato che, sebbene paesi come l’Italia abbiano un elevato numero totale di posti di lavoro a rischio di automazione entro il 2030, la differenza nel numero di ruoli a rischio tra il 2020 e il 2030 è inferiore rispetto ad altri paesi, come la Spagna, principalmente a causa dei tipi di lavoro svolti e disponibili in quelle aree. In tanti report di ricerca recenti si evidenzia come l’impiego dell’intelligenza artificiale e dell’automazione stia rapidamente aumentando in diversi settori lavorativi.
Viene indicato che in Italia circa 2 milioni di lavoratori potrebbero essere interessati da questa trasformazione, rappresentando il numero più elevato in Europa dopo Germania e Francia. Le professioni che potrebbero essere maggiormente influenzate dall’automazione sono gli impiegati d’ufficio, i ricercatori e gli ingegneri, i lavoratori edili, quelli dei reparti legali e dell’ambito sociale.
Studi recenti effettuati dall’INAPP, basati sul sistema di classificazione delle professioni riconosciuto a livello europeo, rivelano che le attività ripetitive e di routine sono quelle maggiormente a rischio di essere rimpiazzate dall’IA. In realtà, l’intelligenza artificiale tende ad influenzare principalmente singoli compiti, piuttosto che sostituire completamente intere figure professionali, come ad esempio nel settore manifatturiero.
Un rapporto di Goldman Sachs diffuso alla fine di marzo 2023 indica che le recenti innovazioni nell’intelligenza artificiale generativa potrebbero portare a trasformazioni sostanziali nell’economia globale.
Gli esperti sostengono che, malgrado le incertezze sul vero potenziale, l’abilità dell’IA generativa di produrre contenuti difficilmente distinguibili da quelli umani costituisce un notevole avanzamento con importanti conseguenze macroeconomiche e sui mercati del lavoro in tutto il mondo: circa 300 milioni di posti di lavoro potrebbero andare persi o subire ridimensionamenti. Le proiezioni dei ricercatori suggeriscono che il 18 per cento del lavoro su scala globale potrebbe essere automatizzato, colpendo maggiormente i mercati dei paesi sviluppati rispetto a quelli in via di sviluppo.
Negli Stati Uniti, approssimativamente due terzi dei posti di lavoro sono esposti a un certo livello di automazione dell’IA, in particolare i “colletti bianchi”, considerati più a rischio rispetto ai lavoratori manuali.
I lavori indicati nel rapporto come quelli più a rischio sono legati alle attività amministrative, il 46 per cento delle mansioni dovrebbe essere automatizzato dall’IA. Anche il 44 per cento dei posti di lavoro nel settore giuridico subirà dei cambiamenti, altri settori che dovrebbero essere colpiti in modo significativo saranno l’architettura e l’ingegneria (37 per cento), le operazioni finanziarie aziendali (35 per cento), i servizi sociali e di comunità (33 per cento) e il management (32 per cento).
Il 30 aprile 2023 è stato pubblicato il quarto rapporto sul futuro del lavoro del World Economic Forum intitolato The Future of Jobs Report 2023. Nel testo si legge che entro il 2027 un quarto dei posti di lavoro subirà cambiamenti, ci sarà l’eliminazione di 83 milioni di posti di lavoro e la creazione di 69 milioni di nuovi posti di lavoro.
In termini assoluti si tratta di una diminuzione netta di 14 milioni di posti di lavoro, pari al 2 per cento dell’attuale occupazione su scala globale. Specialisti dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico, specialisti della sostenibilità, analisti di business intelligence ed esperti in sicurezza informatica, sono i posti di lavoro in più rapida crescita. Il rapporto indica che la maggior parte delle tecnologie contribuirà positivamente alla creazione di posti di lavoro, le aziende, parimenti, segnalano lacune nelle competenze e difficoltà nell’attrarre talenti.
La formazione e la riqualificazione diventano attività cruciali per colmare il divario tra le competenze dei lavoratori e le esigenze delle imprese per agire sui mercati. Le competenze verdi stanno crescendo, ma la riqualificazione sembra non tenere il passo. Le aziende, inoltre, stanno investendo nell’apprendimento e nella formazione on the job per rendere la propria forza lavoro più produttiva.
Probabilmente, si legge nel rapporto, è possibile una riqualificazione più rapida, ma richiede azioni collettive da parte del settore pubblico e privato per fornire percorsi flessibili e facilmente accessibili.
Maurizio Carmignani