Dalla conquista di Roglic alle tappe in Lombardia. Scopriamo il Giro d’Italia 2023 insieme a Roberto Salamini, Head of Marketing and Communications di Rcs Sport
In un Paese dove il cuore della storia palpita attraverso le sue affascinanti città e le sue paesaggistiche meraviglie, il Giro d’Italia emerge come una competizione che unisce perfettamente l’energia dello sport con l’inebriante bellezza dell’Italia. Da quando, nel lontano 1909, 127 coraggiosi ciclisti dettero il via alla prima edizione del Giro d’Italia, questa prestigiosa corsa a tappe è diventata uno degli eventi più attesi nell’ambito del ciclismo internazionale e un simbolo della ricca eredità italiana. La manifestazione, su idea dei giornalisti Tullo Morgagni, Eugenio Camillo Costamagna e Armando Cougnet è ancora una delle tre corse a tappe più importanti del calendario ciclistico mondiale, insieme al Tour de France e alla Vuelta d’España.
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La corsa rosa, come viene spesso chiamata per il colore della maglia indossata dal leader della classifica generale, è un test esigente di resistenza, abilità e tattica, che porta i corridori attraverso i pittoreschi paesaggi dell’Italia, dalle coste solari della Liguria alle impervie montagne delle Dolomiti. Nell’edizione odierna del Giro, i ciclisti e le squadre continuano a scrivere la storia, confrontandosi con il glorioso passato della corsa.
La 106 esima edizione con i suoi 3356,8 I km totali percorsi si è conclusa domenica 28 maggio e ha incoronato il corridore sloveno Roglic Primoz a Roma dove ha ricevuto la Maglia Rosa dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La Regione Lombardia ha ospitato la 14° e la 15° tappa, dove si sono registrati oltre 2 milioni di telespettatori sui canali Rai, che ha visto un lavoro enorme di cooperazione tra l’organizzatore Rcs e i Comuni interessati. Sono stati coinvolti con entusiasmo anche le scuole, le associazioni del terzo settore, le società sportive e le realtà economiche territoriali.
Complessivamente, la media di telespettatori durante le tappe del 2023 è stata di 1,7 milioni, con uno share del 18,2 per cento circa, che ha confermato l’enorme interesse che la manifestazione sportiva riscuote tra gli italiani, a cui si devono aggiungere gli appassionati in tutto il mondo.
Il Giro d’Italia, oltre alla promozione dello spirito sportivo, è anche cultura e attenzione ai territori inclusi nel percorso. Potrebbe dirci l’indotto economico generato nei due Comuni lombardi protagonisti delle tappe?
«Non c’è ancora un dato economico, ma possiamo dire che sulle due tappe lombarde si è mossa tutta la carovana del Giro con oltre 2mila persone inclusi giornalisti, addetti ai lavori, sponsor, squadre. Queste persone hanno usufruito di hotel, ristoranti, bar e tutto ciò che ne consegue. Oltre a chi ha lavorato per il Giro, vanno aggiunti i tanti tifosi che sono venuti da fuori per seguire le tappe, con numeri superiori rispetto ad altri giorni in quanto erano piazzate nel weekend, aumentando tutto l’indotto».
I vostri main sponsor sono stati soddisfatti della risposta della popolazione durante i momenti di incontro negli open village?
«Certamente sì, tantissime persone hanno usufruito dell’intrattenimento dei nostri villaggi di partenza e arrivo, con gli stand che sono stati popolati sia nell’attesa dell’arrivo della corsa che a fine tappa».
Che azioni avete intrapreso per coniugare la sostenibilità ambientale con l’organizzazione di tutta la macchina operativa degli spostamenti delle squadre e delle carovane, della creazione del merchandising e dell’allestimento delle tappe tra misure di sicurezza e spazi espositivi pubblicitari?
«Il Giro da sempre è attento riguardo il tema della sostenibilità ambientale. Ne sono esempi l’utilizzo di macchine della flotta Toyota Hybrid che, con le basse velocità della corsa, usano per la maggior parte la modalità elettrica. Ad anticipare il Giro c’è il Giro-E, una corsa nella corsa con bici a pedalata assistita e seguita sempre con mezzi hybrid o full electric. Ci sono poi altre iniziative dedicate alla sostenibilità come Ride Green, il progetto ecosostenibile dedicato alla salvaguardia dell’ambiente per la raccolta, il riciclo e il recupero dei rifiuti nei comuni attraversati dal Giro».

La digitalizzazione vi ha permesso di offrire agli appassionati servizi innovativi tra app, tour virtuale nel metaverso e notizie in tempo reale sui canali social. Sono stati apprezzati e quanti hanno usufruito di queste opportunità?
«Tantissimi appassionati hanno apprezzato questi servizi come si può vedere dai numeri. Il sito del Giro d’Italia ha superato i 200 milioni di pagine viste, con 10 milioni di utenti unici e 10 milioni di visualizzazioni dei video. Per quanto riguarda i social, abbiamo superato i 180 milioni di visualizzazioni dei video con oltre 200 milioni di account raggiunti».
L’ecosistema comunicativo del Giro, suddiviso tra diretta sulla Televisione, articoli dedicati sui principali quotidiani, i canali social ufficiali e le condivisioni degli spettatori sui loro profili, che impatto ha avuto sull’aumento dei turisti nelle località delle tappe?
«Il Giro d’Italia nella sua comunicazione mette in evidenza non solo l’evento sportivo, ma anche i territori che vengono attraversati. Un esempio quest’anno è stata la newsletter L’Italia del Giro, che ogni mattina dava degli spunti interessanti riguardo luoghi, arte, cultura e cibo lungo il percorso della tappa. Il Giro è anche e soprattutto questo. Abbiamo potuto toccare con mano questo aspetto proprio in una città come Bergamo, che è stata popolata da tantissimi tifosi che hanno potuto approfittare del weekend per sostare e visitare le bellezze artistiche e culturali del luogo».
Per concludere, vorrei chiederle una riflessione sulla presenza di turisti, soprattutto esteri, che hanno visitato l’Italia per partecipare alle tappe del Giro. Quanti ingressi avete stimato e per quanto tempo, in media, sono rimasti i visitatori ?
«Riprendendo il discorso precedente, tantissimi appassionati vengono al Giro d’Italia non solo per assistere alla corsa, ma anche per visitare e conoscere le città che la ospitano. I turisti sono rimasti in media 3 giorni, soprattutto nelle frazioni dei weekend come quello lombardo. Abbiamo visto lungo le strade e nelle città di partenza e d’arrivo tanti tifosi con bandiere provenienti da tutte le parti del mondo».
Andrea Pisani

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