Per piccina che tu sia, la campagna che promuove le arance piccole della Sicilia e l’agricoltura 4.0
Piccole ma succose, anche metaforicamente. Le arance di piccola taglia promosse dalla campagna social “Per piccina che tu sia” non solo sono di qualità eccellente, ideali per le spremute ricche di vitamina C, ma in questo caso rappresentano anche il simbolo attuale dell’agrumicoltura della Sicilia colpita dalla siccità.
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L’iniziativa, del Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia, ambisce a valorizzare questo ottimo prodotto made in Sicily denunciando al contempo i problemi dovuta alla scarsità di piogge, ma anche alla crisi idrica caratterizzante l’isola, che stanno riscontrando gli agricoltori.
«L’obiettivo primo della campagna è promuovere la vendita delle arance di piccola pezzatura – chiarisce Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi, che al momento comprende circa cinquanta aziende siciliane – che nulla hanno, in termini di qualità, da invidiare a quelle di grande pezzatura. Anzi, per alcuni contesti quali le mense scolastiche, possono essere più appropriate delle loro sorelle più grandi».
La volontà del Distretto è dunque quella di educare i consumatori a scegliere consapevolmente di acquistare anche gli agrumi di piccola taglia, di qualità equiparabile a quelle di grande taglia.
Ma l’impegno del Distretto Agrumi non si ferma qui. È piuttosto orientato anche su altri fronti che interessano il settore, come quello relativo all’uso consapevole delle risorse idriche.
«È chiaro che la crisi idrica e la scarsità di piogge – aggiunge Argentati – possono determinare la raccolta di frutti più piccoli, ma è chiaro anche che ciascuno debba fare la propria parte per limitare il problema relativo alla minor disponibilità della risorsa acqua».
A proposito, il Distretto Agrumi ha già lavorato, negli anni appena trascorsi, ai progetti ACQUA 1 e 2 e CLIMA, mettendo a punto importanti azioni di monitoraggio dell’acqua e installando stazioni meteo e sensori presso aziende associate.
«È importante sfruttare le opportunità derivanti dalla cosiddetta agricoltura 4.0 – conclude – che si serve anche dei droni e di sofisticati sistemi informatici, per imparare a evitare inutili sprechi di risorse preziose come l’acqua».
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