Innovazione, tecnologia, sostenibilità e giovani: venerdì 10 maggio Disegnare il futuro, il forum sull’innovazione di Italia Economy, è arrivato in Lombardia e un ricco parterre di ospiti ha fatto il punto della situazione dal palco dell’IBM Studios Milano
Si è svolta venerdì 10 maggio la quinta tappa di Disegnare il futuro, forum sull’innovazione di Italia Economy, nella suggestiva location degli IBM Studios Milano. Sul palco aziende, start up, consulenti e universitari per offrire in quattro panel tematici la fotografia delle imprese di oggi e individuare gli strumenti per affrontare le sfide di domani.
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Ma non solo. Disegnare il futuro Lombardia ha offerto anche la possibilità agli studenti dell’Università Milano Bicocca, grazie al professor Angelo Di Gregorio, di partecipare la mattina a una lezione di Design Thinking sempre presso gli IBM Studios Milano. In più, nel pomeriggio, proprio prima del forum, IBM ha offerto ai partecipanti la possibilità di fare una visita guidata dell’azienda.
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Focus del forum, presentato da Gioia e Guenda Novena, invece, l’uso delle IA in azienda, la crescita sostenibile e il ruolo dei giovani nell’impresa di domani. Un domani, che, come sottolinea in apertura Giuliano Bianucci, direttore responsabile di Italia Economy, è già arrivato: «Il futuro è oggi. Occorre che i giovani abbiano un sussulto di energia ed entusiasmo con cui prendere il timone del processo di innovazione».
Ma cos’è l’innovazione? «L’innovazione è anche capacità di sognare e immaginare, di avere una visione del futuro – prosegue il direttore responsabile –. Per costruirla è fondamentale creare un ecosistema fertile, fatto di valori, capacità e competenze in cui senior e junior interagiscano proficuamente, in cui i giovani vengono valorizzati e in cui imprese, associazioni e politica si fondino per creare una cultura dell’innovazione condivisa. Perché, come ha sottolineato Angelo Di Gregorio, presidente Associazione Italiana Marketing e direttore CRIET “se non c’è innovazione non c’è futuro”».
Eppure, indica Bianucci: «Molte delle energie dei giovani sono sprecate e la capacità di coprogettazione gli stakeholder di oggi non riescono a esprimere una progettazione di sistema. Con il progetto editoriale di Italia Economy miriamo a essere dei facilitatori: creiamo momenti di confronto per individuare con dei partner un percorso per affinare la capacità di progettare, co-progettare e rendere interattivi i nostri pubblici».
In questo percorso un ruolo di fondamentale importanza lo gioca la tecnologia, l’intelligenza artificiale in particolare. Grazie all’intelligenza artificiale generativa possiamo infatti essere più veloci e competitivi. «Viviamo un momento in cui l’innovazione tecnologica non ha mai corso così velocemente – sottolinea Maurizio Decollanz, direttore marketing e comunicazione IBM Italia –.
Con l’AI generativa siamo in grado di produrre dati, suoni, immagini e voce. L’impatto della sua applicazione sarà un aumento della nostra capacità produttiva. Saremo più efficaci e più efficienti». L’altro tema espresso da Decollanz è quello delle competenze.
«Se non sarà accompagnata da un buon perimetro che definisca come guidarla, l’AI generativa potrebbe prendere il sopravvento. Serve invece capire a cosa può servire e a come applicarla in maniera proficua per rispondere in tempo breve alle grandi domande del nostro tempo. Dalla transizione ecologica alla customer satisfaction fino alla prevenzione della fuga dei cervelli, l’AI ci può aiutare a processare le informazioni per anticipare il futuro».
L’AI si configura così come risorsa irrinunciabile. Anche e soprattutto per le Pmi. “L’AI generativa – continua Decollanz – si è fatta a dimensione della Pmi. Mentre prima per poter immettere l’AI all’interno dell’organizzazione era necessario scriverne i processi da zero, oggi l’AI entra in azienda con modelli fondativi già settati e educati al settore industriale specifico. La dinamicità e la flessibilità della PMI rende l’implementazione di questa tecnologia più facile e rapida».
Se però l’AI generativa è l’ultimo tassello di un processo di innovazione già acquisito da tempo, l’azienda, seppure grande, dimostra di saperla integrare in modo strategico e sostenibile. Lo conferma il caso del Gruppo Serenissima Ristorazione, rappresentato nel forum da Giulia Putin, direttore ufficio acquisti.
«L’innovazione ha molto a che fare con la ristorazione. Per creare un servizio ristorativo all’altezza del cliente e della qualità è necessario essere innovativi e puntare sulla tecnologia. Lo abbiamo fatto in questi 40 anni digitalizzando i nostri processi al fine di preparare un prodotto buono, sicuro e bilanciato». Nel Gruppo Serenissima Ristorazione il tema dell’innovazione fa rima anche con sostenibilità sociale e ambientale.
«Tracciamo gli ordini dei clienti per rispondere alle sue necessità alimentari; usiamo prodotti del territorio e abbiamo adottato packaging che permettono di diminuire l’impiego di carta e plastica. Nell’ambito dell’economia circolare facciamo in modo che i prodotti vegetali che utilizziamo possono essere convertiti in fertilizzanti per i nostri campi.
Siamo la prima azienda della ristorazione a essere certificata per la parità di genere». Il prossimo passo? «Stiamo creando un menu sostenibile per le aziende del futuro in cui calcoleremo il risparmio di CO2 di ogni alimento».
Di formazione ci parla Domenico Costa, presidente TIM Management: «Innovazione vuol dire cambiamento e cambiamento vuol dire progetti. Il cambiamento ha origine nella testa degli innovatori, ma deve essere messo a terra e realizzato. Questo è il nostro scopo, In questo momento uno dei problemi principali è il passaggio generazionale. I nostri manager fanno da coach ai ragazzi designati a prendere le redini dell’azienda. Il nostro ruolo è trasferire la competenza di persone esperte a chi ha bisogno di supporto».
Come finanziare e sostenere, invece, le Pmi laddove il sistema bancario non supporta la crescita? Risponde Alessandro Merlini, Coo Azimut Direct: «Quando il sistema bancario non può supportare le aziende, la finanza complementare può essere la soluzione. In Azimut Direct affianchiamo le imprese che vogliono essere più competitive trovando le risorse necessarie per investimenti sostenibili e tecnologici e/o per l’acquisizione di altre imprese».
Che ruolo hanno i giovani in questo scenario? «In Azimut abbiamo la grande capacità di accogliere giovani talenti conferendo loro ruoli di responsabilità pur affiancandoli a figure più formate. La tecnologia sostiene e rende più efficace questa scelta».
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La tecnologia è dunque un’opportunità di sviluppo. Ma le nostre città sono pronte ad accogliere il cambiamento?
«La Lombardia è la locomotiva economica dell’Europa – afferma Paul Renda, Ceo Miller Group –. Milano è stata protagonista di una grande evoluzione, ma la qualità di vita in città si è ridotta. La domanda è: “Come dobbiamo posizionarci rispetto al futuro affinché la qualità della vita aumenti e Milano torni ad essere attrattiva per le prossime generazioni?”. Con Italia Economy vogliamo creare un osservatorio permanente che diventi strumento per proporre una visione alla politica in modo che nei prossimi dieci anni Milano diventi prima non solo dal punto di vista economico, ma anche di qualità della vita».
Valeria Fazio, Board Member Italiacamp EMEA – Dubai Hub for Made in Italy riporta l’esempio degli Emirati Arabi: «Abu Dhabi è figlia di una lungimirante visione e di una forte leadership iniziata poco tempo fa. La storia degli Emirati ha solo 52 anni. Gli ingredienti del successo sono visione, leadership, obiettivi chiari, economia complementare e sincronizzata, finanza empatica. L’obiettivo principale oggi è che Abu Dhabi e gli Emirati si posizionino tra i primi 10 Paesi al Mondo per Talento Globale, talento inteso come prosperità economica, benessere sociale e sviluppo del capitale umano. Per raggiungere tale obiettivo è stato creato un Ministero della Felicità che lavora a stretto contatto con il Ministero della Gioventù».
Diverso contesto, stesso intento. “Non esiste una ricetta unica per gli ecosistemi dell’innovazione performanti. Gli americani sono più vocati all’azione – indica Massimo Andriolo, partner IXL Center e Board Member Global Innovation Management Institute con sede a Cambridge (Massachusetts) –. Lavorando da oltre 25 anni nel mondo dell’innovazione strategica delle grandi imprese vedo che l’innovazione nasce dove si intersecano cuore e mente. A Boston una strategia vincente è stata unire il mondo accademico a quello delle imprese. Le aziende lanciano delle sfide alle diverse Università coinvolgendo gli studenti».
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Trovare soluzioni per vincere le sfide del domani è il concetto alla base dell’innovazione. «L’innovazione si fa non solo studiando, ma anche nel quotidiano per raccogliere le sfide e trovare soluzioni per vincerle – indica Angelo Di Gregorio, presidente Società Italiana Marketing e direttore CRIET –. Per le imprese capire come accontentare il consumatore è una sfida enorme. Per questo il concetto di innovazione nel marketing e nella comunicazione è alla base dell’esistenza stessa delle aziende».
L’innovazione è dunque la condizione senza la quale un’azienda non può stare sul mercato. Secondo Alberto Vassena, Ceo di Easynet, in essa si inserisce il tema della velocità: «La velocità è un fattore preponderante dell’innovazione. Qui interviene la tecnologia come strumento utile a efficientare i processi e a elaborare i dati. Tuttavia, bisogna stare attenti affinché, nel tentativo di rincorrere la tecnologia, l’azienda non perda il focus del proprio core business».
Gianluca Cecchet, Ceo Next 4 Production e CyberSa, amplia le tematiche espresse: «L’innovazione è anche un creare un contesto in cui le aziende devono essere favorite, almeno dal punto di vista burocratico/amministrativo. Siamo un Paese in cui ci stiamo concentrando su aspetti tecnologici marginali. Il passaggio che va fatto è di tipo culturale. A partire dall’idea del fallimento che non va stigmatizzato. Ci deve essere l’attitudine al rischio così come al cambiamento: fa parte della sfida».
Il tema dei dati è fondamentale. «Dobbiamo aiutare le imprese a digitalizzare i processi considerando le strutture organizzative e chi svolge l’attività – indica Alessandro Cenerini, Co-Founder di Polaris Engineering –. Quanto più le aziende sono brave a raccogliere dati affidabili tanto più l’AI potrà lavorare correttamente. Nel mondo della piccola e media impresa dobbiamo quindi assicurarci una trasformazione digitale e organizzativa che ci permetta di ottenere dati sicuri per affidare all’AI la possibilità di analisi».
Ad ogni modo che l’IA sia oggi una risorsa importante e risolutiva per diversi settore è un fatto. Che renda la qualità del lavoro migliore è una possibilità reale. Marco Inzolia, Ceo di Bleisure Travel Company, lo spiega presentando la propria realtà imprenditoriale: «Con Bleisure uniamo business and leisure, coniugando l’impegno lavorativo al tempo libero di qualità. Nella selezione delle opportunità l’AI è un’alleata: conosciamo le nostre aziende, inseriamo i dati e otteniamo dei risultati per dare valore al dipendente in viaggio».
Ma come si comunica l’innovazione? Secondo Roberto Race, Corporate Strategy and Reputation Advisor: «L’innovazione è un percorso condiviso che facciamo tutti insieme. Oggi che il sapere non è il problema, che grazie a internet è gratuito e per tutti, il problema è condividere. Inoltre, in questa narrazione c’é un grande assente: la politica, che parla a sé stessa e non parla agli imprenditori e al contesto. Ma se si diventa autoreferenziali si smette di innovare.
Le imprese italiane competono più di quanto altre imprese fanno in altri contesti. Bisogna comunicare qualcosa di vero, che si basi sulla sostanza. Dal mio punto di vista è meglio avere un approccio proattivo: comunicare piuttosto che essere comunicati».
Ma quali sono gli elementi del marketing che indicano che un’azienda sta innovando?
«Sono diversi gli elementi in azienda che concorrono al marketing dell’impresa – indica Angelo di Gregorio –. Ma ancora si confonde la pubblicità con la comunicazione e con il marketing. Il marketing invece è pari al 50 per cento dell’attività economica dell’azienda. In azienda esistono due sottosistemi: il sottosistema che produce e il sottosistema di mercato cui fa parte l’ufficio vendite e il marketing. La vera innovazione nel marketing non è tanto l’utilizzo di strumenti di produzione e coinvolgimento, quanto l’integrazione di questi con l’uomo. Nell’organizzazione e fuori dall’organizzazione. Per fare squadra in azienda. Per fare aziende. A volte anche per unire competitors».
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Giovani, lavoro e futuro. Nel panel dedicato più squisitamente agli imprenditori di domani, Giorgio Ciron, direttore di InnovUp, fa un’analisi del quadro attuale: «Se pensiamo al futuro delle aziende non possiamo non pensare alle start up. Lo strumento per sostenerle è il venture capital. L’Italia nel 2023 ha raccolto 1 miliardo e 100 milioni di investimenti in venture capital, in contrazione rispetto all’anno precedente. C’è un gap da recuperare: l’Italia investe meno in start up. Dobbiamo investire in economia reale e start-up concrete perché sono loro che creeranno posti di lavoro».
Un ecosistema florido quello delle start up che insieme ai giovani ridefinisce i tratti del mondo del lavoro e modifica il significato di successo. Indica Egidio Alagia, Founder & Managing Director Divengers: «Il tema del successo è estremamente personale. Può essere legato alla posizione, al guadagno, ma anche alle relazioni e al tempo libero. Ciò impone alle aziende di interpretare il successo in una doppia declinazione per essere attrattive. Il lavoro è una relazione. Non ti definisce. È un percorso non lineare che non è determinato da un background comune se non quello della curiosità. L’errore è seguire dei modelli di successo che, non essendo a propria misura, possono non portare a un reale successo personale».
Gabriele Ferrieri, presidente ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori, lavora per mettere i giovani al centro del percorso. Alla domanda “Come si costruisce un network di valore?” risponde: «I giovani sono sfiduciati e vanno in altri Paesi. Le istituzioni ci sono, ma siamo disillusi per le scarse iniziative concrete. È importante costruire un ecosistema Paese in cui i territori si parlino. Siamo in una fase di un’economia sempre più orientata al digitale, tante sono le opportunità. Si devono valorizzare le case history e le best practice territoriali per diffondere la cultura del digitale e accrescere le competenze che cercano le imprese affinché esse stesse professionalizzino i nostri giovani».
Ilaria Salzarulo, responsabile Partnership & Fundraising Associazione Demetra, completa il quadro descritto da Ciron: «Nel mondo dell’innovazione l’età media dell’imprenditore italiano è più alta della media europea (41 anni), con l’88 per cento di fondatori uomini, e la presenza di startupper giovani è modesta (16 per cento di under 35). C’è anche da sottolineare che, da uno studio di Oxford, emerge che i founder under 50 aumentano.
Dobbiamo dunque far convergere questi dati. Fondamentale è anche la formazione. Abbiamo un Advisory Board costituito da senior che offrono la propria esperienza per scegliere e aiutare le nostre start up. Demetra costruisce dei ponti (Demetra Talk) in cui l’invitato espone la propria esperienza, in uno scambio di esperienze e domande che nel confronto arricchisce entrambe le parti. Inoltre, c’è l’attività di mentoring che nasce in maniera informale e si struttura col tempo».
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Da questo processo deriva il contest di Demetra che alla fine dell’evento, tra le 14 start up in gara, ha visto trionfare Jungler. Fondata da Irene Jin, la start up ottimizza i processi di comunicazione delle aziende con l’influencer marketing mettendo a loro disposizione anche consulenti legali e fiscali in modo da poter offrire un servizio completo. Indica Jin: «In Jungler stiamo integrando l’AI nei processi tanto per la parte di creazione dei contenuti e dei processi creativi quanto nella parte di virtual influencer».
Disegnare il futuro Lombardia ha delineato un quadro ricco e articolato, in cui innovazione, tecnologia e sostenibilità si intrecciano con il ruolo centrale dei giovani nel plasmare il tessuto imprenditoriale di domani.
Attraverso discussioni approfondite e testimonianze concrete, è emerso chiaramente che l’innovazione non è solamente una prospettiva futura, ma una realtà tangibile che richiede un impegno concreto e collettivo.
Dall’intelligenza artificiale alla sostenibilità aziendale, dalle start up alla formazione dei giovani imprenditori, emerge un messaggio chiaro: l’innovazione è il motore che guida il progresso e solo abbracciandola pienamente possiamo disegnare un futuro promettente per le generazioni a venire.
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Fabiana Gilardi
Foto ©JBS Agency