ANGI, la community dei giovani innovatori italiani

ANGI, la community dei Giovani innovatori italiani è un punto di riferimento che insieme alle istituzioni promuove cultura, formazione e nuove tecnologie

ANGI, l’Associazione Nazionale Giovani Innovatori, è fra i supporter della quinta tappa del forum itinerante di Italia Economy, Disegnare il futuro Lombardia.


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Si tratta della prima organizzazione nazionale no profit interamente dedicata al mondo dell’innovazione in ognuna delle sue forme: promuove il tema della cultura, della formazione, delle nuove tecnologie e sviluppa sinergie in maniera trasversale tra privati, scuole, università, associazioni di categoria e istituzioni.

All’evento interviene il presidente di ANGI, Gabriele Ferrieri, che abbiamo intervistato in anteprima.

Presidente, ANGI è la prima organizzazione nazionale che mette al centro dell’agenda politica e istituzionale i giovani e l’innovazione. Qual è il suo campo di azione e quali sono le sue principali attività?

 «L’Associazione Nazionale Giovani Innovatori, di cui sono orgogliosamente presidente e fondatore, rappresenta una rete di più di 5mila stakeholder, tra scuole, università, start up, Pmi, grandi aziende e professionisti del digitale.

Nasce nel 2018, con l’obiettivo di mettere al centro dell’agenda il tema della transizione ecologica e digitale e di promuovere la cultura dell’innovazione nei confronti delle future generazioni, stimolando al tempo stesso la nascita di un partenariato pubblico-privato che possa permettere un dialogo tra imprese, territori e istituzioni.

L’obiettivo è valorizzare un’economia sempre più orientata al digitale. Abbiamo raccolto il monito dell’Unione Europea: questi elementi devono diventare i punti cardine per il progresso economico e sociale del nostro Paese.

Le nostre attività sono divise in numerosi progetti come: la disseminazione della cultura dell’innovazione attraverso convegni, eventi e seminari; la creazione di programmi di alta formazione in collaborazione con scuole, università e centri di ricerca; le attività di analisi e sondaggi all’interno del nostro osservatorio “ANGI Ricerche”; le attività legate ai programmi di innovazione, all’insegna dell’open innovation, che realizziamo insieme a grandi aziende italiane e internazionali.

Possiamo inoltre vantare numerosi protocolli di intesa e accordi bilaterali con istituzioni nazionali, come il Ministero delle imprese e del made in Italy e il Dipartimento per le politiche giovanili ed enti transnazionali, come il Parlamento Europeo e la Commissione Europea.

Abbiamo infine una forte sinergia con il Dipartimento per la trasformazione digitale del Governo, con l’obiettivo di poter dare il nostro contributo sul tema dell’Artificial Intelligence Act, approvato dal Parlamento Europeo lo scorso 13 marzo. Attraverso le nostre pubblicazioni, manifesti e convegni, cerchiamo infatti di portare diversi elementi di dibattito e di spunto sull’attività legislativa italiana ed europea».

La stessa ANGI il 9 aprile scorso ha promosso, in collaborazione con gli Uffici del Parlamento Europeo in Italia, una conferenza sul tema “Transizione digitale e intelligenza artificiale: sfide e opportunità per il futuro”. Quale significato ha l’appello che avete fatto in questa sede sulla necessità di maggiori investimenti a sostegno dei talenti e delle imprese innovative?

«Nel 2023 l’ecosistema dell’innovazione in Italia ha subito un calo che il Ministero ha definito fisiologico. Tuttavia, a mio modo di vedere, siamo in presenza di un segnale di allarme da non sottovalutare.

Dal 2018 ad oggi, il sistema delle start up ha avuto una crescita esponenziale, nonostante il periodo pandemico, superando il muro delle 15mila aziende innovative iscritte nel registro speciale delle imprese della Camera di Commercio, con oltre 2 miliardi di euro di indotto e 65mila persone operative tra dipendenti, consulenti, imprenditori e fondatori.

In particolare, le aziende innovative si concentrano maggiormente nelle città di Milano, Torino e Roma. La crescita ha interessato anche l’Emilia-Romagna, la Campania e altre importanti regioni.

Questa crescita, nel 2023 è stata frenata da un trend negativo, riconducibile certamente alla congiuntura geopolitica e al conseguente arretramento degli investimenti. La capacità di rinnovare gli incentivi per chi investe in start up e per chi fa ricerca e sviluppo per le grandi aziende, oltre alla capacità di attrarre investimenti da parte dei grandi fondi internazionali, sono tutti elementi che possono permettere al nostro sistema Paese di non rallentare la propria crescita.

Tutto questo per non rischiare di avere situazioni contingenti simili a quella che sta attraversando la Germania, in recessione economica dal 2023. L’Italia deve perciò ambire ad avere un ecosistema dell’innovazione sul modello californiano oppure sul modello del Medio Oriente o del Sud-est Asiatico.

In ogni modo, l’Italia deve sapersi ispirare a modelli di sviluppo capaci di investire il più possibile sulle proprie tecnologie e deve trovare la propria centralità all’interno dell’area del Mediterraneo: non possiamo più permetterci di rimanere in fondo alla classifica dell’indice DESI, che misura il livello di investimenti in innovazione e digitalizzazione.

In ultima istanza, la cultura italiana e le sue tradizioni devono essere rinnovate e salvaguardate proprio grazie all’innovazione, senza disperdere il grande patrimonio scientifico e tecnologico mutuato dalle grandi personalità che hanno dato il loro imprinting al genio italiano: da Leonardo da Vinci a Cristoforo Colombo, da Enzo Ferrari ad Adriano Olivetti, solo per fare alcuni nomi.

Io lo chiamo “Umanesimo digitale”: è la capacità dell’innovazione di salvaguardare la tradizione dandogli un nuovo lustro e un nuovo spunto, facendo in modo che l’intelligenza artificiale generativa sia un aiuto per accelerare la presenza dell’uomo nel mondo del lavoro e non solo un deterrente per sostituirlo.

Il rischio è di avere generazioni di giovani che vorrebbero entrare nel mondo del lavoro, ma che rischiano di restarne fuori essendosi formati su tecnologie ormai obsolete e attraverso piani formativi istituzionali non al passo con i tempi».

Qual è l’impegno di ANGI nei confronti della crescita dell’innovazione nel nostro Paese, soprattutto di quella derivante dalle start up?

«Puntiamo molto a sensibilizzare i manager delle grandi aziende per investire su progetti innovativi. Oggi, non essendoci un mercato di capitali per le start up, il vero aiuto viene dai cosiddetti venture builders: si tratta di società che investono direttamente nelle start up, dando loro modo di acquistare nuovi prodotti o servizi.

Grazie alla joint venture che si crea tra le due realtà, la grande azienda può trovare nuove tecnologie per mantenere quote di mercato o acquisirne altre mentre la start up può portare una ventata di innovazione e inserirsi in un ecosistema più strutturato. Questo è un elemento molto importante, ma al tempo stesso poco compreso.

L’esempio più significativo è la Motor Valley, quel quadrilatero compreso tra Parma, Modena, Reggio Emilia e Bologna, che può contare su un insieme di tecnologie legate all’automotive e su una rete di aziende che grazie a quelle tecnologie hanno valorizzato al meglio le loro idee innovative.

Rimanendo in Emilia-Romagna, abbiamo costruito insieme all’Italian Exhibition Group, con sede nel quartiere fieristico di Rimini, un progetto per la creazione di aree start up divise per cluster, e di distretti dell’innovazione, distribuiti su tutte le fiere del Gruppo: dalla divisione Green & Tech a quella Food & Beverage.

L’Italian Exhibition Group è leader in Italia per manifestazioni fieristiche organizzate direttamente e di proprietà ed è tra i principali operatori europei del settore fieristico e dei congressi. Si tratta del primo gruppo per numero di format proprietari e il terzo per livello di fatturato, dopo Milano e Bologna. ANGI è uno dei principali partner promotore di questo progetto, in collaborazione con l’agenzia ICE e il Ministero degli Esteri».

Come commenta la notizia che il Governo ha creato un fondo di investimento di un miliardo di euro, sostenuto da CDP Venture Capital, attraverso Cassa Depositi e Prestiti, per sostenere lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in Italia?

«Con Cassa Depositi e Prestiti abbiamo da sempre costituito una sinergia importante. Da un lato c’era la necessità di creare l’attenzione giusta per sovvenzionare i progetti e mettere a disposizione risorse su grandi sfide, come quella dell’intelligenza artificiale.

Il tema da affrontare è questo: l’Italia non deve più subire l’innovazione di terzi, ma deve imporre il suo genio. Non dobbiamo vivere questo momento in modo passivo, ma in modo proattivo. La notizia di questo fondo di investimento può permettere all’Italia di tornare a innovare e di avere a disposizione un cluster di imprese legate all’intelligenza artificiale che non risponda solo a Open AI o a Google, ma che rappresenti al meglio il nostro genio.

L’auspicio è che il fondo possa alimentare lo sviluppo di un nuovo settore e che possano essere creati nuovi posti di lavoro e nuove competenze per i giovani. È importante ricordare che l’Italia sta subendo più di altri paesi il fenomeno della fuga dei cervelli e anche il fenomeno dei Neet.

Oltre a questo, gli ultimi dati Istat hanno dato conto di oltre un milione di persone in stato di assoluta povertà in Italia. Lo sviluppo economico e sociale di cui l’Italia deve tornare a essere protagonista è frenato da questi elementi, che devono essere assolutamente contrastati».

Come è nato il Premio nazionale ANGI e quali sono le sue finalità?

«Dal 2018 ad oggi gli Oscar dell’Innovazione rappresentano un momento in cui dare un riconoscimento meritocratico a tutti i giovani, a tutti i talenti e, in generale, alle persone che nel mondo dell’impresa si sono distinte per valorizzare al meglio il genio italiano e il made in Italy.

Tra i padrini e le madrine della manifestazione ricordo: la pluricampionessa paralimpica Bebe Vio, il velocista Filippo Tortu, il tennista Matteo Berrettini, il tiktoker Khaby Lame, l’aspirante astronauta Linda Raimondo, la promessa della robotica Valeria Cagnina, la direttrice d’orchestra Beatrice Venezi.

Nel mondo della politica, tre sono le personalità che hanno ricevuto un premio speciale per il loro contributo sul tema della sostenibilità, dell’impresa e del digitale: il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il ministro per le imprese e il made in Italy Adolfo Urso e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica Alessio Butti.

Sono tutti elementi che speriamo possano spingere certi temi verso un dialogo e un’attenzione internazionale, considerando anche che il 2024 è l’anno della presidenza italiana del G7».

ITALIA ECONOMY - ANGI, la community dei giovani innovatori italiani

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Giulia Baglini
Giulia Baglini, giornalista.

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