Marco Pietripaoli, direttore del CSV di Milano, ci parla di come il volontariato moderno favorisce l’innovazione sociale
L’impegno volontario può influenzare campi come istruzione, salute, povertà e ambiente, spesso con l’ausilio di tecnologie emergenti e modelli gestionali alternativi. Organizzazioni come i Centri di Servizio del Volontariato supportano queste iniziative, facilitando la connessione tra profit e non profit per progetti di sviluppo comunitario.
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Lavorare insieme è fondamentale per affrontare le sfide sociali in modo efficace e sostenibile. Ne abbiamo parlato con Marco Pietripaoli, direttore del CSV di Milano – il Centro Servizi per il Volontariato nella Città Metropolitana di Milano.
L’innovazione sociale e il volontariato possono essere considerati due fenomeni connessi?
«Certo che sì. Il volontariato moderno porta una grande spinta all’innovazione sociale perché con il proprio agire in favore del bene comune mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per promuovere risposte ai bisogni delle persone e delle comunità beneficiarie della sua azione, in modo personale, spontaneo e gratuito, senza fini di lucro, neanche indiretti, ed esclusivamente per fini di solidarietà.
È quindi vicino ai bisogni reali, che incontra quotidianamente, e inoltre è libero da pressanti vincoli economici: è quindi strutturalmente aperto a portare il proprio contributo non solo per risposte riparative, ma anche preventive e di emancipazione.
Il volontariato e l’innovazione sociale sono due concetti che possono intersecarsi in modi significativi per affrontare sfide sociali e promuovere il benessere della comunità. Il volontariato rappresenta l’impegno e il contributo volontario di individui che dedicano le proprie risorse e competenze per aiutare gli altri e ridurre le diseguaglianze.
L’innovazione sociale, d’altra parte, si riferisce alla creazione e all’implementazione di soluzioni nuove o migliorate per affrontare problemi sociali, ambientali ed economici in modi innovativi e sostenibili».
In quali campi si può estrinsecare l’impegno di innovazione?
«Quando il volontariato si combina con l’innovazione sociale, si possono ottenere risultati sorprendenti. Ad esempio, gruppi di volontari possono sviluppare nuovi approcci per affrontare questioni come l’accesso all’istruzione con formule più flessibili e personalizzate, la salute pubblica aiutando l’accesso anche a persone ai margini della società, la povertà avviando processi di inclusione di persone fragili che difficilmente possono trovare occupazione, l’ambiente sia nella dimensione della tutela che della sensibilizzazione e molto altro ancora.
Questi approcci innovativi possono includere l’uso di tecnologie emergenti, modelli di gestione alternativi, partnership interdisciplinari e strategie di coinvolgimento della comunità».
Il volontariato riesce da solo in questi percorsi evolutivi o ha bisogno di supporti?
«Ci sono molte organizzazioni e iniziative di volontariato capaci di trovare risposte nuove a esigenze nuove oppure risposte diverse (più efficaci ed efficienti) a fenomeni già conosciuti. Altre necessitano di contesti dove riflettere e affrontare processi evolutivi, quali incubatori sociali, centri di ricerca, programmi accademici, imprese sociali.
Tra questi certamente sono da ricordare i Centri di Servizio del Volontariato, organizzazioni riconosciute nell’ambito del Codice del Terzo Settore come enti rivolti alla promozione del volontariato e dell’innovazione sociale.
A loro volta sono associazioni governate da altre associazioni di volontariato finalizzate a essere Agenzia di sviluppo del volontariato nei territori. Ve ne sono 49 diffusi in tutta Italia con il compito specifico di sostenere l’evoluzione sociale sia di gruppi informali che di associazioni piccole e grandi partecipate da cittadini che mettono in gioco le proprie passioni per contribuire a una società più equa e solidale.
Queste entità possono fornire consulenze, formazione, mentorship e supporto alla connessione in rete con altri soggetti pubblici e privati, per aiutare gli innovatori sociali a sviluppare e implementare le proprie idee».
Anche con imprese votate al profitto?
«Certo, perché credo che ogni impresa, piccola, media o grande, possa con la stretta collaborazione di un ente di Terzo Settore mettere a punto un progetto utile alla propria comunità di riferimento, individuando il proprio modo di contribuire al progresso sociale.
Fondazioni d’erogazione ed enti pubblici insieme ai Centri di Servizio per il Volontariato sono già pronti per facilitare il matching tra profit e non profit e co-progettare, co-finanziare e accompagnare progetti innovativi in tal senso.
La sfida dei prossimi anni credo sarà non solo moltiplicare e diffondere queste esperienze, ma trasformarle da collaborazioni progettuali occasionali ad alleanze strategiche che realizzano iniziative a medio lungo termine di vero sviluppo della comunità».
Il diavolo e l’acqua santa?
«Ma no, tutti i soggetti organizzati in un territorio oggi debbono guardare oltre il proprio orticello. I problemi sociali sono complessi e solo operando con approcci più collaborativi e meno competitivi possono essere affrontati con successo grazie a soluzioni win-win-win, cioè positive per l’impresa, per il volontariato e soprattutto per la comunità.
Il volontariato stesso può essere considerato un’innovazione sociale in quanto si offre un modo flessibile e adattabile per affrontare una vasta gamma di difficoltà sociali, perché ha la forza di poter rispondere alle esigenze specifiche delle comunità consentendo alle persone di partecipare attivamente al cambiamento sociale e di sperimentare nuove forme di solidarietà e connessione umana.
Le imprese hanno la capacità di organizzare i diversi fattori produttivi per realizzare beni e servizi. Sono soggetti complementari, non alternativi. In definitiva, il volontariato e l’innovazione sociale sono potenti strumenti per il cambiamento positivo nelle comunità.
Quando vengono combinati in modo creativo e collaborativo, possono generare soluzioni innovative e sostenibili per le sfide più urgenti che affrontiamo come società».