Integrazione fra tecnologia avanzata e competenze per risolvere problemi reali, abilitando una trasformazione digitale rapida e competitiva. L’intervista a Luca Di Piramo, Cognitive & AI Solutions Consultant IBM Consulting Italia
IBM si impegna a creare reti collaborative tra pubblico e privato, promuovendo la formazione delle competenze necessarie per colmare il gap tra domanda e offerta nel mercato del lavoro, attraverso programmi educativi e consorzi come l’AI-Enabled ICT Workforce Consortium. Oltre a concentrarsi sull’integrazione di tecnologia avanzata e competenze per risolvere problemi reali. Parola a Luca Di Piramo, Senior Managing Consultant di IBM Consulting in Italia, con quasi dieci anni di esperienza nel campo dell’intelligenza artificiale per il business.
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Qual è la vision IBM dell’innovazione? Uno sguardo sul futuro e su come vi preparate ad affrontarlo.
«Si occupa di integrare aspetti di governo, etica e metodologia nella progettazione di soluzioni di IA. La visione di IBM sull’innovazione è centrata sulla combinazione di tecnologie avanzate per risolvere problemi reali e si basa su due pilastri: tecnologia e competenze.
Due leve fondamentali per abilitare una trasformazione digitale che consenta di reagire velocemente a scenari inattesi e sia realmente a supporto della competitività delle imprese e delle sfide globali che il nostro sistema Paese sta affrontando e dovrà affrontare, garantendo produttività, sicurezza, innovazione e un futuro di crescita. L’area chiave su cui da anni sviluppiamo competenze, soluzioni e progetti è, prima fra tutte, quella dell’intelligenza artificiale, dove IBM continua a investire.
Ad esempio, con la piattaforma watsonx, sposando una visione di IA accessibile, sicura, etica e open source, che possa essere usata per aziende di tutte le dimensioni, migliorando l’efficienza operativa, fornendo insight avanzati e personalizzando le esperienze dei propri clienti. A un anno dall’introduzione di watsonx, IBM ha recentemente annunciato nuovi aggiornamenti riguardo l’offerta dei modelli di IA generativa IBM Granite, rendendoli disponibili alla community open-source grazie alla funzionalità InstructLab con Red Hat, per collaborare alla creazione di modelli di linguaggio di grandi dimensioni (LLM) specifici per industria.
Diversi aggiornamenti e miglioramenti hanno riguardato anche la famiglia di assistenti virtuali watsonx, per migliorare la produttività ed efficientare i processi interni, un tema centrale che riguarda tutte le aziende di qualunque settore e dimensione. IBM, inoltre, continua a promuove una strategia di cloud ibrido, facilitando l’integrazione tra cloud pubblici, privati e on-premise.
L’acquisizione di Red Hat nel 2018, è stata un passo determinante per permettere alle aziende di costruire, eseguire e gestire applicazioni in modo più flessibile e sicuro. In ottica open, IBM ha anche recentemente rafforzato le collaborazioni con AWS, Adobe, Meta, Microsoft, Mistral, Palo Alto Networks, SAP, Salesforce e SDAIA per ampliare le funzionalità e offrire scelta di modelli, flessibilità e governance attraverso watsonx. Un’ulteriore area che merita grande attenzione è quella della cybersecurity.
Come IBM promuoviamo un approccio zero trust e investiamo in tecnologie come la crittografia omomorfica e l’intelligenza artificiale per la sicurezza informatica. A conferma di questo impegno è stata recentemente inaugurata la IBM CyberAcademy di Roma patrocinata da ACN (Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale) a disposizione di aziende, istituzioni ed enti di formazione, e con la quale si intende contribuire agli obiettivi della strategia per la sicurezza informatica nazionale accrescendo la consapevolezza e la cultura digitale e indirizzando anche il fabbisogno di competenze in materia di cybersecurity.
Inoltre, IBM sta anche lavorando su soluzioni di crittografia post-quantistica, collaborando con il NIST (National Institute of Standards and Techology) per sviluppare algoritmi resistenti agli attacchi quantistici. I computer quantistici risolveranno problemi complessi che i computer classici non possono affrontare, rivoluzionando settori come la chimica, la scienza dei materiali e l’ottimizzazione, ci stiamo preparando per un futuro in cui la potenza del quantum computing rappresenterà sia un’opportunità che una sfida per la sicurezza dei dati».
Fare sistema è l’imperativo che i nuovi scenari impongono agli attori territoriali, su scala nazionale e regionale. Come si muove IBM per creare reti collaborative e nel rapporto pubblico/privato?
«La storia di IBM rappresenta oltre un secolo di innovazione maturata a livello globale e caratterizzata da un lavoro solido e integrato con gli ecosistemi nazionali e locali. L’obiettivo è sempre stato quello di combinare questa robustezza con le caratteristiche del territorio a livello centrale e locale, facendo rete con tutti gli attori pubblici e privati. IBM collabora frequentemente con Pmi innovative, sfruttando la loro capacità di adattamento e la loro comprensione dei bisogni specifici delle realtà regionali e locali.
Questa collaborazione permette di offrire alle amministrazioni italiane, un approccio “fresco” alla digitalizzazione, capitalizzando sulle migliori pratiche internazionali e adattandole anche al contesto locale, fornendo ottimi risultati e vantaggi competitivi. IBM fa parte di diversi comitati e consorzi, anche con enti privati, ne è un esempio l’AI-Enabled ICT Workforce Consortium, un consorzio guidato da Cisco, che include Accenture, Eightfold, Google, Indeed, Intel, Microsoft, SAP e altri.
Questo consorzio si concentra sull’impatto dell’intelligenza artificiale sulle professioni tecnologiche, identificando nuove opportunità di riqualificazione e aggiornamento professionale. Questo lavoro si basa sulle iniziative della Task Force Talent for Growth del Consiglio per il Commercio e la Tecnologia degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, con il coinvolgimento di diverse organizzazioni e leader del settore.
Siamo tra i soci fondatori di iniziative come la Partnership on AI e l’AI Alliance, una comunità internazionale di sviluppatori, ricercatori e utilizzatori delle migliori tecnologie che collaborano per promuovere un’intelligenza artificiale aperta, sicura e responsabile».
Il capitale umano è al centro delle potenzialità di sviluppo di imprese innovative. Il gap domanda/offerta sembra incolmabile. Avete politiche volte a ridurre il mismatch?
«Le competenze sono cruciali per la transizione tecnologica sia a livello tecnico che a livello culturale, il gap fra domanda e offerta è un sintomo che c’è un disallineamento tra formazione e mercato del lavoro che richiede una sinergia tra pubblico e privato. Questo gap può essere colmato solo da un rinnovato impegno sinergico anche da parte delle imprese nel formare capitale umano.
IBM collabora con istituzioni educative per preparare la futura forza lavoro tramite programmi come P-TECH e SkillsBuild, e partecipa all’AI-Enabled ICT Workforce Consortium, che si occupa dell’impatto dell’IA sulle professioni tecnologiche e delle opportunità di riqualificazione. Tramite SkillsBuild, un programma gratuito, IBM ha lanciato un piano per fornire entro il 2030 nuove competenze a 30 milioni di persone, collaborando con istituzioni accademiche e industriali.
Il programma è attivo in 160 Paesi, offre oltre 1.000 corsi in 19 lingue, tra cui la cybersecurity e l’IA, e permette di ottenere credenziali digitali. La maggior parte dei partecipanti, anche senza esperienza digitale, può candidarsi a posizioni IT. SkillsBuild supporta anche gli educatori con risorse aggiuntive e strumenti di monitoraggio dei progressi degli studenti. Nei fatti possiamo dire che la tecnologia è già presente e si innova continuamente, è necessario un “salto” di pensiero, nella consapevolezza che tutto può essere fatto in collaborazione, all’interno di un ecosistema nel quale il pubblico deve fornire le linee guida».