Polo Tecnologico di Navacchio innovazione a tutto campo

Il Polo Tecnologico di Navacchio, l’hub toscano per l’innovazione e la trasformazione digitale, è pronto a sviluppare il potenziale innovativo delle Pmi e a progettare soluzioni efficienti a sostegno dell’ambiente

Il Polo Tecnologico di Navacchio, nato nel 2000 a pochi chilometri da Pisa, è stato tra i primi soggetti pubblici in Italia per l’incubazione e l’accelerazione delle start up. Punto di riferimento dell’innovazione digitale in Toscana, è un luogo di incontro tra start up, università e ricerca, imprese e capitali. Ne abbiamo parlato con il suo presidente e amministratore delegato Andrea Di Benedetto.


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In che modo il Polo Tecnologico di Navacchio mette in contatto Pmi e aziende tradizionali con start up innovative?

«Noi lavoriamo su due grandi filoni. Il primo è il processo di pre-incubazione delle start up, in cui guidiamo gruppi di ricerca o start up appena costituite verso l’imprenditorialità. Il nostro obiettivo è accompagnare queste realtà, composte spesso da ricercatori “puri”, nel trasformare le loro idee in progetti imprenditoriali. Negli ultimi dieci anni, il Polo si è riempito di imprese innovative estremamente interessanti, alcune delle quali sono riuscite ad avere fatturati miliardari. Tra le start up che hanno un’ambizione globale, ci sono quelle del campo biomedicale.

Come Soundsafe Care: da spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, si è incubata presso il Polo, studiando come combinare robotica e ultrasuoni per trattare in modo non invasivo e atossico i tumori. Le start up deep tech, ad altissima tecnologia e ambizione, sono una realtà di cui siamo molto soddisfatti. Il secondo filone è quello dell’Open Innovation, a beneficio delle piccole e medie imprese. Tendenzialmente, il sistema industriale italiano non ha una forte capacità di fare innovazione aperta, come per esempio accade in Francia, dove l’esecutivo nazionale ha imposto alle grandi aziende statali di investire annualmente in favore delle start up.

ITALIA ECONOMY - Innovazione al Polo Tecnologico NavacchioLe piccole e medie imprese, rappresentative del nostro made in Italy, fanno molta innovazione nei loro settori di riferimento, ma maneggiano ancora con difficoltà il digitale. La missione che il Polo Tecnologico si è dato nel suo piano strategico è quindi quella di incarnare il ruolo di Innovation Manager per le imprese di settori come l’agroalimentare, il tessile, la moda, la meccanica, il lapideo, il conciario e altri. Vogliamo dare loro l’opportunità di fare innovazione in modo semplice, con un percorso improntato alla creazione della domanda di innovazione.

Vogliamo che queste aziende vengano a chiederci delle cose, non vogliamo essere noi a proporgliele. A questo scopo, mettiamo in atto un programma basato sulla contamination experience: facciamo incontrare imprenditori e manager con gli innovatori, le start up e i centri di ricerca, tutti soggetti che possono raccontare i casi di successo dei vari settori.

L’assenza di un’analisi precisa, da parte delle aziende, dei propri fabbisogni innovativi, analisi che spesso si limita solo a elementi tecnici riferiti al settore di riferimento, ci ha spinti a organizzare delle piccole competizioni come Hackaton e Call for Ideas: lo abbiamo fatto lo scorso 8 e 9 aprile insieme a Cromology, azienda che produce vernici e pitture per l’edilizia, realizzando un Hackaton che abbiamo chiamato Cromathon, ossia due giorni di team working presso un convento sulle colline lucchesi.

Sessanta persone, tra startupper, ricercatori e imprenditori, hanno proposto nuovi modelli di business e soluzioni innovative attraverso sfide aziendali portate avanti da diversi team di lavoro. Dalla contaminazione di competenze diverse sono nate nuove idee e interessanti progetti.

Un altro esempio delle nostre attività di contamination experience è il progetto Innesti, in collaborazione con Crédit Agricole: il 23 maggio 2024, sette aziende del settore AgriFood, desiderose di capire come utilizzare le tecnologie digitali per migliorare la qualità dei processi, sono state intervistate da noi per capire quali sono le loro priorità.

Noi auspichiamo che da questi percorsi nascano progetti di business in grado di dare un valore aggiunto sia alle start up, che acquisiscono nuovi clienti e un mercato, sia alle imprese, le quali, lavorando direttamente con la start up o con il ricercatore, accorciano la filiera e abbassano estremamente i costi. Tutti gli altri sistemi non funzionano: le grandi società internazionali di consulenza stanno provando a entrare in questo mercato, ma fanno fatica perché con la piccola impresa va usato il linguaggio giusto, che consiste nel guidare e nell’accompagnare».

Qual è il ruolo del Polo Tecnologico di Navacchio nel supporto e nello sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer)?

 «Storicamente, una parte del Polo si è sempre occupata di energia e sostenibilità: abbiamo curato l’analisi dell’inquinamento elettromagnetico, realizzando piani per l’impatto ambientale dei ponti radio, dei ripetitori telefonici e dei trasmettitori televisivi. È stato quindi naturale cominciare a occuparci delle Cer, che è uno dei temi del futuro sulla capacità di produrre energia rinnovabile in modo aggregato, realizzando impianti di quartiere, di frazione o comunali, utilizzabili dagli stessi cittadini che li hanno finanziati. Si tratta di creare una specie di gruppo di acquisto energetico, più efficiente rispetto al singolo impianto.

Le amministrazioni comunali si stanno muovendo per essere i promotori di queste attività e si stanno rivolgendo a noi per scrivere insieme i Piani d’azione per l’energia e il clima degli enti locali (Paes): stiamo supportando il Comune di Capannoli e abbiamo aperto delle collaborazioni con altri comuni della provincia di Pisa come quello di Bientina e quello di Cascina, fornendo competenze tecniche e conoscenze giuridico-normative. Il gap nella capacità progettuale degli enti pubblici rischia di generare la perdita dei fondi del Pnrr: mancano le persone che scrivano i progetti in una forma corretta, finalizzata all’application sui bandi nazionali ed europei.

Per questo noi puntiamo a essere un soggetto che si affianca agli enti pubblici su tematiche ambientali e tecnologiche, accompagnandoli nella progettazione dei bandi. Attualmente siamo a meno della metà dei fondi europei che potremmo acquisire: scrivere i progetti insieme agli enti pubblici serve a recuperare risorse in un ambito strategico come quello delle energie rinnovabili».

Polo Tecnologico Navacchio

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Giulia Baglini
Giulia Baglini, giornalista.

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