La Butterfly Area di UniTo: un polo d’innovazione a livello nazionale e un modello di riferimento internazionale per la sostenibilità
Nella nuova Città delle Scienze e dell’Ambiente di Grugliasco sorgerà un innovativo polo scientifico e tecnologico, la Butterfly Area, di oltre 50mila metri quadrati, dedicato ad aziende ed enti di ricerca dove lavorare in sinergia allo sviluppo sostenibile.
There is no ads to display, Please add some
Ne abbiamo parlato con Cristina Prandi, vicerettrice per la ricerca delle scienze naturali e agrarie dell’Università di Torino e coordinatrice scientifica della Butterfly Area.
Cristina Prandi, nella ricerca scientifica, come si può bilanciare l’esigenza di innovare con quella di preservare le risorse naturali e limitare l’impatto ambientale?
«Gli obiettivi di preservare le risorse naturali, mantenere la biodiversità, limitare l’impatto ambientale e sostenendo così la qualità di vita, si possono concretamente realizzare combinando la ricerca scientifica con i processi di trasferimento di conoscenza che promuovono la sostenibilità come principio guida.
Il mondo della ricerca scientifica si è orientato negli ultimi anni in maniera spontanea verso questi temi e le sfide sottese. Credo, allora, che proprio nell’intreccio fra ricerca, innovazione e produzione si nasconda parte della possibilità di costruire nuovi equilibri e anche un’idea e un modello di progresso sostenibili.
La letteratura scientifica si è naturalmente popolata di pubblicazioni relative a tecnologie e processi che utilizzano materiali rinnovabili, riducono il consumo energetico e abbassano le emissioni di carbonio, sviluppano sistemi che favoriscano il riutilizzo e il riciclo dei materiali, riducendo la necessità di utilizzare nuove risorse, per citare alcuni esempi.
In qualsiasi ambito di ricerca il tema del consumo di risorse ed energia è, a diversi livelli, preso in considerazione. Naturalmente, sia la ricerca stessa che il trasferimento dei suoi risultati alle reali applicazioni, necessitano di un approccio integrato che prevede una pluralità di strategie e attori, necessita di politiche adeguate, di formazione e sensibilizzazione della società, dei cittadini e delle imprese, sino a metodologie di valutazione che misurano non solo i benefici economici delle innovazioni, ma anche i loro effetti ambientali e sociali.
Per il sistema della ricerca si aprono nuove ed entusiasmanti sfide, che riguardano tanto la formazione di ricercatori e studenti quanto la capacità di sostenere, sviluppare e finanziare progetti di ricerca che dimostrino un impegno reale verso pratiche sostenibili; sino all’implementazione di una logica profondamente transdisciplinare per affrontare problemi complessi e trovare soluzioni innovative».
Parlando della Butterfly Area, quali sono stati i principali obiettivi e le sfide che avete dovuto affrontare nella creazione di un’area in grado di conciliare innovazione e educazione?
«La Butterfly Area è un progetto integrato con il nuovo campus universitario di UniTo, che sta sorgendo a Grugliasco, dedicato alle scienze e all’ambiente e nasce proprio per rispondere alla sfida di cui abbiamo parlato precedentemente, nella convinzione che i temi ambientali richiedano sforzi e risposte plurali e condivise.
BA è, infatti, uno spazio nel quale promuovere il trasferimento tecnologico, la formazione e la ricerca, proprio nella logica interdisciplinare sopra descritta. Quello che si sta realizzando è un centro d’eccellenza dedicato ad ambiente, agrifood, salute animale, materiali avanzati, chimica verde in un’ottica one health, nel quale la ricerca di UniTo dialoghi con imprese, coerenti con i filoni della ricerca insediati, per generare competenze e innovazione, in una dimensione sostenibile e progressivamente autonoma dal punto di vista economico e finanziario.
Per questo BA si ispira al modello del Company on campus, nel quale la compresenza e l’interazione fisica, in spazi comuni e dedicati, di ricercatori, studenti, imprenditori, professionisti pubblici e privati, permette di affiancare livelli scientifici adeguati, con le potenzialità reali di industrializzazione e introduzione sul mercato dei risultati della ricerca.
La dimensione fortemente relazionale che si vuol instaurare, tuttavia, non riguarda solo il rapporto fra accademia e imprese, ma le imprese stesse.
È forte la convinzione, infatti, che alcune delle maggiori sfide future del sistema economico possano essere affrontate meglio con un approccio di filiera e coopetizione, e nella Butterfly saranno proprio questi i progetti cui dare priorità, progetti intorno ai quali costruire comunità, condividendo modelli di ricerca tecnico scientifica e, soprattutto, l’idea che promuovere una sostenibilità ambientale reale ed efficace sia prioritaria per il nostro tempo e la nostra società.
BA si pone dunque come contesto nel quale realizzare il potenziale di innovazione e trasferimento tecnologico di UniTo per contribuire alla crescita economica del territorio in una logica pienamente ecologica».
Butterfly Area promuove la biodiversità e la tutela dell’ambiente. Quali attività o tecnologie specifiche sono state implementate per raggiungere questi obiettivi?
«Pur essendo Butterfly Area un progetto in via di realizzazione, i Dipartimenti e i ricercatori del Campus che sorgerà a Grugliasco, che innerveranno Butterfly e che contribuiscono già ora al progetto BA, sono coinvolti, oltre che in ricerche di base, in numerosi progetti nazionali e internazionali su questi temi.
Vorrei fare due esempi: il primo fa riferimento al progetto Spoke 2 Green Technologies e Industria Sostenibile dell’ecosistema NODES, del quale UniTo è capofila e al quale sono allocati 12,5 milioni di euro, oltre a 9 milioni di euro destinati ai bandi a cascata che stanno finanziando progetti innovativi presentati da imprese.
Lo Spoke 2 si focalizza sulla ricerca di nuovi processi di produzione e trasformazione a basso impatto ambientale e fonti di approvvigionamento alternative. Le materie prime seconde e le tecnologie abilitanti allo sviluppo di nuove filiere del valore dell’economia circolare ne sono il fulcro.
Il progetto di ricerca di Spoke 2, GRIP, si focalizza sull’area di Butterfly come area di sviluppo sperimentale e si innesta sulle competenze scientifiche del Campus delle Scienze e dell’Ambiente. Il secondo riguarda il progetto relativo all’infrastruttura di ricerca SUS MIRRI.IT (Strengthening the MIRRI Italian Research Infrastructure for Sustainable Bioscience and Bioeconomy), progetto che coinvolge 15 istituzioni e 24 enti di ricerca, coordinate dall’Università di Torino.
Il progetto ha l’obiettivo di implementare, valorizzare e ottimizzare le collezioni microbiche e i centri di risorse biologiche microbiche italiani, cruciali per una transizione verso la bioeconomia circolare. È di questo ultimo periodo la notizia che UniTo sarà il coordinatore del nodo italiano per l’entrata nelle ERIC-MIRRI, l’analoga infrastruttura europea. Siamo inoltre nei Centri Nazionali Agritech e Biodiversità, nel sistema EIT FOOD».
Quali sono i prossimi sviluppi o ampliamenti previsti per il progetto Butterfly Area?
«La Butterfly Area ambisce a posizionarsi non solo come un polo d’innovazione a livello nazionale, ma anche come un modello di riferimento internazionale per la sostenibilità e la ricerca applicata. Grazie alle collaborazioni già attive con istituzioni europee e imprese globali, come nel caso dell’accordo con l’azienda brasiliana Baic e i contatti con la rete europea MIRRI, la Butterfly Area si inserisce in una rete di progetti e infrastrutture che affrontano le sfide ambientali su scala mondiale.
Questo approccio internazionale permette di attrarre investimenti e talenti dall’estero, arricchendo il territorio e rafforzando l’intero ecosistema scientifico e industriale italiano. Inoltre, con la possibilità di ospitare impianti innovativi come un centro di fermentazione per il riciclo, attualmente presenti solo in Belgio e Germania, la Butterfly Area aspira a diventare un punto di riferimento per l’Europa meridionale, favorendo la condivisione di buone pratiche e soluzioni replicabili in altri Paesi.
Questa vocazione internazionale è cruciale non solo per l’Università di Torino, ma anche per creare un ponte tra innovazione locale e sfide globali, contribuendo in modo significativo alla transizione ecologica e all’economia circolare».
In che misura Butterfly Area può servire da modello replicabile in altre realtà o città che desiderano promuovere un equilibrio tra innovazione e sostenibilità?
«BA intende essere un progetto pilota, concepito sin dall’inizio in modo da poter essere replicato in altre aree culturali dell’Ateneo, cito il progetto Cavallerizza Reale, o la stessa Città della Salute. Peraltro, in una vera ottica interdisciplinare, molti progetti in BA già coinvolgono l’area umanistica, socioeconomica e biomedica del nostro Ateneo, nonché altri partner del territorio.
BA si fa promotrice di buone pratiche, documentando e condividendo le strategie e i modelli utilizzati, promuove la collaborazione tra diversi settori (università, imprese, comunità locali), collaborazione che può essere replicata, dimostrando l’importanza di unire competenze diverse per affrontare sfide complesse. I programmi di formazione sviluppati in Butterfly Area in collaborazione con le imprese possono essere adattati ad altre realtà.
Il modello di governance, le strutture di gestione e partecipazione comunitaria adottate possono ispirare altri progetti. Dico ispirare non a caso, poiché essendo la nostra, sin dall’inizio, una vera e propria esperienza di co-progettazione, il suo esito è fortemente condizionato dai suggerimenti, le idee, i dialoghi con la pluralità di attori coinvolti.
Se cambiano gli attori, cambiano i contesti, cambieranno anche i risultati e gli esiti. Il modello, però, e l’idea che le risposte ai problemi di un territorio si trovino nel confronto e nell’analisi collettiva, da parte di stakeholder pubblici e privati, sui problemi e sul futuro che quel territorio ha davanti a sé credo possa essere sicuramente replicata.
Il bisogno di costruire visioni condivise che tengono conto di saperi, competenze e vissuti diversi, e la cura dei processi per disegnarle, può essere un riferimento».
In sintesi, l’approccio di Butterfly Area alla sostenibilità e all’innovazione offre un modello versatile e scalabile, capace di ispirare e guidare altre realtà verso un futuro più sostenibile.
«Esattamente! L’approccio di Butterfly Area combina ricerca, formazione, pratiche sostenibili e innovazione in modo integrato, creando un modello che può essere facilmente adattato e replicato in altre realtà o contesti. Il piano di attività di BA si rivolge anche a studenti, imprenditori e cittadini, li coinvolge e li rende protagonisti.
Si veda, ad esempio, la serie podcast Butterfly Area Stories, un progetto dove un team di studentesse e studenti di UniTo ha raccolto testimonianze e punti di vista confrontandosi direttamente con i protagonisti di Butterfly Area, imprenditrici e imprenditori attivi nelle grandi, piccole e medie imprese del territorio piemontese e nazionale, con i quali hanno parlato e discusso di temi come innovazione, sostenibilità, mondo del lavoro e ricerca».
Guardando al futuro, quale crede siano i ruoli che la ricerca accademica e i progetti come Butterfly Area potranno avere nell’affrontare le sfide globali legate alla sostenibilità?
«La ricerca accademica nella filiera che parte dalla ricerca di base sino a quella integrata con il segmento R&D di imprese alimenta continuamente e regolarmente la conoscenza che porta alle applicazioni tecnologiche di frontiera. Progetti come Butterfly Area hanno un ruolo cruciale nel catalizzare l’incontro del mondo accademico con quello dell’impresa, unica soluzione per poter affrontare le sfide globali legate alla sostenibilità.
Progetti come Butterfly Area possono fungere da laboratori per testare nuove idee e pratiche sostenibili, possono facilitare il coinvolgimento di attori pubblici e privati esterni all’accademia, creando ecosistemi in grado di influenzare le politiche pubbliche, fornendo evidenze scientifiche per supportare decisioni che favoriscano pratiche sostenibili a lungo termine.
Possono offrire opportunità di formazione per studenti e professionisti, contribuendo a creare una nuova generazione di esperti sensibili alle questioni di sostenibilità. Progetti come BA possono coinvolgere le comunità locali, condividere pratiche e sensibilizzare su pratiche sostenibili promuovendo l’adozione di comportamenti ecologici. Tuttavia, la Butterfly Area rappresenta non solo un laboratorio di innovazione e sostenibilità, ma anche un catalizzatore di impatto sociale per il territorio.
La presenza di un centro d’eccellenza a Grugliasco offre nuove opportunità educative e lavorative per i giovani, stimolando la crescita di competenze locali nel campo delle tecnologie verdi e delle pratiche sostenibili. Attraverso collaborazioni con scuole, comunità e imprese, la Butterfly Area mira a sensibilizzare e coinvolgere la popolazione locale su temi cruciali come il rispetto dell’ambiente e la responsabilità sociale.
Inoltre, l’approccio partecipativo e di co-progettazione del progetto consente ai cittadini di diventare parte attiva di questo processo, contribuendo a costruire una comunità più consapevole e resiliente. Così, la Butterfly Area non solo guida la transizione ecologica, ma promuove anche un modello di inclusione e partecipazione civica che arricchisce il tessuto sociale del territorio».