Zest, creare il futuro dell’impresa italiana

Marco Gay, presidente esecutivo Zest, racconta le sfide e le opportunità di integrare sostenibilità e innovazione nel mondo dell’impresa

In un contesto in cui innovazione e sostenibilità non sono più obiettivi separati, ma dimensioni sinergiche del successo aziendale, Zest si pone come una realtà all’avanguardia nel venture capital italiano.


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Il presidente esecutivo Marco Gay condivide la visione di una società “ESG native” che, attraverso investimenti strategici e un impegno costante nel promuovere l’innovazione, punta a trasformare l’ecosistema imprenditoriale del Paese.

Dal sostegno a start up per la decarbonizzazione all’adozione di nuove competenze tecnologiche, Zest si propone come un motore di crescita sostenibile, capace di coniugare profitto e impatto sociale positivo. Vediamolo insieme al presidente Gay.

Quali sono le principali sfide che Zest affronta nell’integrare innovazione e sostenibilità nel proprio modello di business? Come queste due dimensioni si rafforzano a vicenda all’interno della vostra realtà?

«Zest ha l’obiettivo chiaro di operare nel rispetto dei principi di sostenibilità da un punto di vista di ambientale, sociale e di governance, aderendo a una politica ESG efficace, che affianca ai risultati economici la generazione di valore in chiave di sviluppo sostenibile.

Una vocazione presente nel core business della società, che abilita talenti a creare impresa innovativa, investendo e accelerando start up ad alto potenziale; sviluppa la loro crescita grazie a un ecosistema di investitori e partner industriali e finanziari; guida la trasformazione tecnologica di imprese e istituzioni.

Una filiera di sviluppo che incentiva la creazione di impresa e di nuova occupazione qualificata, offre una formazione imprenditoriale verso diverse tipologie di stakeholder, dalle start up, alle imprese, fino alle istituzioni e contribuisce alla crescita dell’intero ecosistema dell’innovazione italiano.

Ne è una dimostrazione l’acceleratore di start up Cleantech Zero, che nel 2024 ha inaugurato la sua quarta edizione, e che vedrà Zest confermare i suoi investimenti in start up attive nel settore delle tecnologie per la decarbonizzazione e svilupparle assieme a primari partner industriali e del mondo della ricerca».

Quali sono le competenze che ritiene fondamentali per il futuro della vostra azienda e come sostenete lo sviluppo dei talenti?

ITALIA ECONOMY - Zest, creare il futuro dell’impresa italiana«Le nostre persone sono il capitale più importante di Zest, una realtà che cresce con l’apporto di 80 professionisti straordinari, con competenze trasversali e interdisciplinari. Quello che rende Zest una realtà unica è la sua vocazione a unire l’esperienza professionale negli investimenti venture capital e nell’accelerazione di start up con quella proveniente dall’advisory sull’innovazione.

Una contaminazione di competenze vincente, che ci consente di selezionare e sviluppare talenti e start up nelle fasi iniziali portandoli sul mercato, stimolando parallelamente la collaborazione industriale tra start up e aziende e innovando queste ultime.

La nostra filosofia di Gruppo è fortemente orientata al concetto di One Company, con attività strategiche di supporto al core business, dal marketing alla comunicazione, dall’amministrazione alle risorse umane fino alle operations IT affidate a team di professionisti con competenze verticali.

Il settore del venture capital e, possiamo dire, quello a 360 gradi dell’innovazione, richiede sempre più competenze in grado di adattarsi sul campo ad attività molto specifiche, ma che necessitano di conoscenze in campo economico-finanziario, di business, legale e, soprattutto, tecnologico.

Conoscere i trend tech e i nuovi modelli di business, avere un’esperienza del mondo start up è sicuramente un valore per noi aggiunto nella ricerca di talenti. Zest è oggi un luogo straordinario per la crescita del talento e un avamposto sull’impresa e sui lavori del futuro.

Sosteniamo lo sviluppo dei nostri talenti aziendali promuovendo lo scambio e la collaborazione tra diverse linee di business, permettendo così un accrescimento professionale sul campo. Diamo la possibilità alle nostre persone di accedere a programmi di alta formazione erogati da nostri partner universitari, come l’Università Luiss, prevedendo una formazione continua sui temi centrali per lo sviluppo delle professionalità del futuro, come l’intelligenza artificiale.

Le competenze AI-related saranno sempre più importanti nel futuro, sia in relazione alle attività core, che a quelle di supporto: in questa direzione possiamo immaginare lo sviluppo dei talenti interni e la crescita aziendale».

In qualità di presidente, come riesce a orientare le decisioni strategiche verso un bilanciamento tra profitto e impatto sociale e ambientale? Quali valori o principi guida cerca di infondere nel processo decisionale di Zest?

«La mia visione, condivisa con tutti gli amministratori e il team di Zest, con i nostri soci e partner, è stata quella di creare Zest come un player “ESG native”, capace di coniugare l’attività industriale con i principi ESG all’interno dell’intera catena di valore: dalle scelte di investimento, fino ai partner, ai fornitori e all’identità aziendale.

La scelta strategica di concentrarsi sugli investimenti in start up digitali ad alto potenziale e sulle attività di open innovation consente a Zest di avere un impatto che va oltre la semplice generazione di valore per gli azionisti.

Infatti, la società assume il ruolo di motore di sviluppo e innovazione sostenibile per il Paese, non solo attraverso il sostegno alle start up nel proprio portfolio, ma anche grazie alle attività di accelerazione, e a quelle legate allo sviluppo di programmi di innovation e corporate venturing (c.d. open innovation).

Queste iniziative offrono l’opportunità alla società di contribuire in modo significativo alla promozione dell’innovazione nel panorama socioeconomico nazionale, indirizzandola verso tematiche di sostenibilità ambientale e sociale.

I valori che guidano Zest sono frutto di una forte condivisione interna, nascono dal contributo e l’apporto di tutto il team e sono principi che indirizzano la nostra attività di ogni giorno e, soprattutto, quella futura: competenza, coraggio, fiducia, trasparenza, ambizione, sostenibilità, entusiasmo, rispetto ed etica».

Quali sono, secondo lei, i principali ostacoli e le opportunità per l’innovazione in Italia? Cosa potrebbe fare il Sistema Paese per supportare le aziende italiane in questo percorso?

«L’innovazione per l’Italia è una necessità. Se pensiamo al panorama della digitalizzazione aziendale italiana, solo il 27,8 per cento delle aziende italiane sfrutta le tecnologie più avanzate, con una distanza di 4,6 punti percentuali dalla media europea, ma anche di oltre 10 punti percentuali di distanza dalle performance di aziende tedesche e olandesi.

C’è una svolta positiva in corso: dal 2017 al 2023, l’Italia ha registrato una crescita del 75 per cento nell’adozione di tecnologie digitali, il ritmo più veloce osservato in tutto il continente europeo. Con l’avvento della rivoluzione industriale dell’intelligenza artificiale è necessario però accelerare i processi di innovazione. Il mercato dell’IA in Italia è cresciuto del 54 per cento tra il 2022 e il 2023.

Per poter competere e continuare a crescere, le imprese hanno bisogno di investire in IA, a prescindere dalla dimensione, ed è qui che a pieno titolo si inseriscono le start up come primari strumenti per la sua implementazione nelle imprese.

Un processo di implementazione che può essere sostenuto grazie a open innovation e corporate venturing, modelli che permettono alle imprese consolidate di accedere rapidamente a innovazioni dirompenti.

Zest nasce proprio per guidare questi processi in corso, supportando le start up nella loro crescita, gli investitori nelle scelte di investimento e le corporate nei loro processi di innovazione. L’Italia ha un potenziale incredibile: unire talento, creatività e grande know-how tecnologico per valorizzare gli asset industriali del Made in Italy.

Dobbiamo creare l’industria di “oggi”, non solo del domani, e questo può avvenire solo creando nuove start up, accompagnandole nella crescita attraverso una filiera di sviluppo e all’interno di un ecosistema florido.

È necessaria, tuttavia, una politica industriale decisa sull’innovazione, che incentivi gli investimenti in venture capital, a partire dagli investitori istituzionali, e la collaborazione tra corporate e start up».

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Martina Rossi

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