Cittadini e ICT 2024, uso di Internet e digitalizzazione in crescita: più famiglie connesse e servizi online sempre più utilizzati
Nel panorama europeo della digitalizzazione, l’Italia continua a occupare posizioni di retroguardia. È quanto emerge dal report “Cittadini e ICT – Anno 2024” pubblicato da ISTAT, che fotografa l’evoluzione nell’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) tra le famiglie italiane. I dati, aggiornati al 2023, evidenziano sì un progresso graduale nella diffusione di Internet e delle competenze digitali, ma anche persistenti ritardi rispetto alla media dell’Unione europea.
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Nel 2023, oltre l’83% delle famiglie italiane dispone di un accesso a Internet, e più dell’80% possiede una connessione a banda larga. Sebbene questi numeri rappresentino un miglioramento rispetto al passato, restano al di sotto della media europea, che vede il 93% delle famiglie connesse a Internet. Il divario si fa ancor più evidente in alcune aree del Paese: il Mezzogiorno continua a registrare livelli più bassi di accesso rispetto al Centro e al Nord, a conferma di un digital divide territoriale ancora significativo.
Un altro fronte critico riguarda le competenze digitali. Solo il 45,7% degli individui tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali almeno di base, una percentuale ben lontana dall’obiettivo europeo del 2030, che punta al 100%. Anche in questo caso, l’Italia si colloca nelle ultime posizioni in Europa. Le donne, i giovani e i residenti nel Nord del Paese mostrano competenze leggermente superiori alla media nazionale, ma il quadro generale resta preoccupante. I soggetti più svantaggiati – per età, livello di istruzione o condizione economica – sono anche quelli con minori competenze e minore accesso alla rete.
Nel quotidiano, l’uso di Internet continua a crescere, con il 77,2% della popolazione che dichiara di aver navigato online nei tre mesi precedenti l’indagine. Tuttavia, permangono forti disuguaglianze: oltre 19 milioni di persone, pari al 44,3% della popolazione, mostrano competenze digitali basse o nulle. Si tratta di un ostacolo serio per la piena partecipazione alla società digitale e per l’inclusione nei processi economici, amministrativi e culturali.
Il report sottolinea anche un incremento nell’utilizzo dei servizi online della pubblica amministrazione. Il 41,6% degli individui tra i 18 e i 64 anni ha interagito con un’amministrazione pubblica attraverso Internet, un dato in crescita, ma ancora inferiore alla media europea. L’introduzione di strumenti come lo SPID e la CIE ha facilitato l’accesso ai servizi digitali, ma l’effettivo utilizzo resta limitato da barriere culturali e competenze insufficienti.
Una tendenza rilevante riguarda l’uso crescente dello smartphone come principale dispositivo per l’accesso a Internet. Oggi il 94,3% degli utenti di Internet si connette tramite telefono mobile, mentre l’uso del computer continua a diminuire. Questo cambiamento, se da un lato democratizza l’accesso, dall’altro può penalizzare le attività che richiedono strumenti più avanzati e competenze più complesse.
Il commercio elettronico mostra segnali positivi, con il 49,1% degli utenti Internet che ha effettuato acquisti online nei dodici mesi precedenti. Tuttavia, anche in questo ambito l’Italia rimane al di sotto della media UE, e i beni più acquistati restano concentrati in categorie tradizionali come abbigliamento, prodotti per la casa e viaggi. È ancora limitato l’uso del digitale per accedere a servizi innovativi o culturali, come corsi online, contenuti editoriali digitali o consulenze professionali.
La dimensione scolastica e formativa appare una delle più critiche: solo il 17,3% degli individui ha seguito corsi online, nonostante il boom registrato durante la pandemia. L’interesse e le opportunità di aggiornamento digitale sembrano in calo, a conferma di una mancata strutturazione delle politiche di formazione continua nel nostro Paese.
In sintesi, il report ISTAT del 2024 offre uno spaccato chiaro: l’Italia ha compiuto passi avanti, ma procede a rilento rispetto ai partner europei. Le cause sono molteplici: infrastrutture digitali non omogenee, competenze digitali ancora basse, una cultura dell’innovazione poco radicata e un utilizzo del digitale ancora troppo orientato al consumo e poco alla produzione. Come sottolinea l’ISTAT, «la crescita digitale del Paese passa non solo da tecnologie più diffuse, ma soprattutto da cittadini più formati e consapevoli».
Per colmare questo ritardo, è necessario investire in maniera strutturale in formazione digitale, infrastrutture e inclusione, con politiche mirate a ridurre i divari sociali e territoriali. La transizione digitale non può essere un processo elitario, ma deve coinvolgere tutti i cittadini, pena l’ampliarsi delle disuguaglianze esistenti.