Il dibattito sull’intelligenza artificiale è certamente di grande attualità. Un argomento complesso e di difficile comprensione. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Milano d’Aragona, ceo di Datrix
There is no ads to display, Please add some
Datrix nasce concettualmente già nel 2010, su iniziativa dello stesso d’Aragona insieme agli altri founder. Oggi è un gruppo di tech company che sviluppa soluzioni di intelligenza artificiale per la crescita data-driven delle imprese. Con i suoi 140 professionisti al servizio di 350 clienti, Datrix opera tramite quattro sedi in Italia (Milano, Roma, Cagliari e Viterbo), una negli Stati Uniti e un nuovo polo di business a Dubai, parte della federazione UAE, dove di recente è stato istituito il Ministero dell’Intelligenza Artificiale.
D’Aragona si definisce un nativo digitale dal punto di vista professionale: al termine degli studi economici seguiti da un Master in Marketing digitale, entra in Altavista per poi unirsi alla sfida del lancio di Google Italia, quando era ancora una start up con soli due dipendenti. Nel tempo arriva ad essere parte del top management, una posizione che avrebbe lasciato solo per intraprendere un percorso imprenditoriale, ed è ciò che accade nel 2010, in un momento in cui parlare di data economy non era per nulla scontato.
L’intuizione alla base del successo di questa iniziativa è semplice e, come spesso accade, percepita solo da chi sa vedere oltre. D’Aragona spiega che: «Le aziende e le persone generano dati attraverso molteplici touchpoint; i sistemi di IA possono trasformare il loro costo in un patrimonio. L’IA riesce, infatti, ad analizzare una quantità di informazioni che una mente umana non sarebbe in grado di gestire, restituendo informazioni che saranno poi la base delle decisioni imprenditoriali».
Datrix mira a far uscire i dati dai laboratori e dai dipartimenti IT per renderli parte degli asset aziendali. «Noi non lavoriamo esclusivamente allo sviluppo di sistemi e algoritmi di AI – prosegue D’Aragona – ma creiamo anche software basati sull’IA per usi specifici perché per valorizzare le informazioni disponibili è indispensabile avere un approccio specializzato». Un altro aspetto rilevante nella strategia di Datrix è la pluralità di competenze necessarie per sfruttare al massimo le contaminazioni tra i vari settori dell’economia.
«Così come è fondamentale affidarsi a eccellenze in campo tecnico, come Enrico Zio, direttore scientifico di Datrix – sottolinea d’Aragona – è ugualmente importante integrare nell’organizzazione professionisti di tutt’altro genere. L’IA è una tecnologia avviata a una fase matura, in cui è determinante immaginare i campi della sua applicazione, ovvero saperla pensare, per creare progetti che restituiscano nuovi punti di vista. Per questo, in tutto il settore ci sarà anche grande richiesta di talenti con forti competenze in campo umanistico e creativo».
Ora che l’IA ha raggiunto un livello di sviluppo interessante e il costo della sua applicazione è sostenibile e giustificabile in molte realtà imprenditoriali, la sfida è avvicinarsi sempre di più alle esigenze del business e al cliente finale, uscendo dal ristretto cerchio di specialisti in cui si rischia di essere autoreferenziali e utilizzare termini complessi di difficile comprensione ai non addetti ai lavori.
La collaborazione con le università e le associazioni di categoria, insieme alla partecipazione a eventi e convegni, sono i canali di divulgazione principali. D’Aragona commenta ciò che ha visto durante la AI Week di Rimini: «L’affluenza è stata molto alta e, cosa molto importante, il pubblico non era mosso solo da una generica curiosità, bensì interessato alle possibilità di applicazioni concrete. Le dimostrazioni sul campo, come per esempio la lettura documentale, sono state un’opportunità per avvicinarsi effettivamente ai bisogni delle imprese».
Continua evidenziando che: «La divulgazione deve avere come obiettivo l’infondere il coraggio di uscire dalla comfort zone per innovare e fare investimenti quando le cose vanno bene e non quando vanno male, come di solito si fa. Aspettare il “momento giusto”, può essere molto rischioso: l’adozione di nuovi paradigmi fortemente trasformativi o di sistemi di IA diventa un’importante discriminante per chi avrà successo e chi no e, quindi, determinerà chi resterà sul mercato».

Nella conversazione si affronta anche l’argomento della IA generativa, recentemente portata alla ribalta dal caso ChatGPT. Per d’Aragona le considerazioni importanti sono due: «C’è un’enorme enfasi mediatica sull’intelligenza artificiale generativa, ma l’IA non si riduce solo a ChatGPT. I sistemi generativi hanno coinvolto attivamente gli utenti finali, che ora li utilizzano nel quotidiano; tuttavia, è necessario separare i due mondi, altrimenti si rischia di generare confusione e di ostacolare il progresso delle aziende.
In primis, con l’avviamento di questo processo di democratizzazione diventa ancora più cruciale fornire un’educazione specifica agli utenti su come interagire con l’IA e su come interpretare i risultati prodotti. Infatti, non si tratta più solo di questioni tecniche riservate agli esperti, ma di problematiche quotidiane che coinvolgono le persone, i cittadini comuni, i loro dati e il modo in cui interagiscono con le macchine.
In secondo luogo, bisogna evitare una generalizzazione eccessiva che può essere dannosa: ad esempio, le questioni legate alla privacy dei sistemi generativi non sono strettamente connesse a ciò che le aziende possono fare o stanno già facendo dal punto di vista commerciale. Penso all’ambito industriale, dove l’IA viene utilizzata in molteplici modi per migliorare la manutenzione o l’ottimizzazione energetica. Cosa che anche noi stiamo già facendo tramite il nostro player Aramix, specializzato in modelli di data science descrittivi, predittivi e prescrittivi per migliorare l’efficienza dei processi gestionali e industriali».
La sostenibilità è un argomento attuale quanto l’IA e per questo abbiamo approfondito sotto quali aspetti il gruppo Datrix si qualifica come sostenibile: «I principi di governance dell’azienda – sottolinea d’Aragona –trattano la sostenibilità sotto molteplici aspetti.
Oltre alla valutazione nel quotidiano della ricaduta ambientale delle singole attività per minimizzarne l’impatto, sono importanti tutti gli aspetti legati alla formazione dei team di lavoro, che sono sempre di carattere eterogeneo. Non meno importante è la definizione dei meccanismi di controllo dell’intelligenza artificiale per non creare sistemi difficili da interpretare per l’essere umano. Il nostro intento non è creare black box, ma sistemi trasparenti che possano garantire la comprensione delle logiche della generazione degli output così come quelle della selezione gli input».
Il tema della raccolta dei dati porta inevitabilmente a quello della privacy e della legislazione vigente in merito. Secondo d’Aragona: «Il tema della protezione dei dati esiste da prima dell’arrivo dell’IA e in questo campo, così come nell’ambito ESG, l’UE è un punto di riferimento anche rispetto, per esempio, agli USA.
Seguendo l’orientamento europeo, è ora però necessario evitare di eccedere nel definire regole, ma fornire un quadro legislativo chiaro e sintetico, capace di unire le esigenze della protezione dei dati a quelle di business.
Non meno importante è la difficoltà che il legislatore incontra nel redigere norme relative ad argomenti estremamente tecnici; per questa ragione, sono decisamente favorevole alla creazione di tavoli congiunti tra imprese e legislatore e all’inclusione, nel processo di redazione, di tecnici con competenze specialistiche, in grado di utilizzare al meglio termini appropriati, che in questo settore sono molto specifici e variano con grande velocità».
Concludiamo l’approfondimento chiedendo al ceo di Datrix quali sono le competenze necessarie oggi per adottare sistemi di IA all’interno delle aziende. D’Aragona non ha dubbi: «Adottare l’IA aiuta a cambiare il mindset delle persone e fare reskilling delle funzioni: l’innovazione tecnologica non ci porterà via il lavoro, anzi, ci aiuterà a lavorare meglio, ad abbandonare le attività a basso valore aggiunto per essere più efficienti, soddisfatti e produttivi.
Secondo un sondaggio recente di Goldman Sachs, ben due terzi dei lavori di oggi sono già impattati dall’avvento dell’IA o lo saranno in un futuro molto prossimo. L’elemento chiave, oggi, per un’ulteriore accelerazione del progresso non è la tecnologia, ma sono il mindset e le competenze delle persone, che vanno formate on-the-job, facendo reskilling e coinvolgendo istituzioni, enti formativi e centri di ricerca».
In sintonia con la tendenza in corso in questo settore, che sente l’esigenza di far convivere competenze tecniche e umanistiche per uno sviluppo proficuo, concludiamo questo approfondimento a carattere principalmente scientifico con una citazione dello scrittore Sergio Bambarén: «L’unico vero rischio della vita è non voler correre alcun rischio».