Il Futuro della Scuola parte da Assisi

Il Futuro della Scuola parte da Assisi – Intervista alla dottoressa Antonella Galiè, Dirigente Scolastico, dal 2009 Responsabile di AISAssisi International School di cui ha curato lo sviluppo dei programmi didattici.

1) Cosa si intende per “Valorizzazione dell’autonomia” all’interno della vostra Scuola?


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Ad Assisi International School, grazie al Metodo Montessori e alla PTM, gli alunni sono messi nella condizione di aumentare la loro autostima con il conseguente potenziamento del lavoro relativo all’autonomia.

Imparare a muoversi con sicurezza e naturalezza nel proprio ambiente, sapendo prendersi cura di sé stessi e degli altri, rende ogni bambino sereno. La fiducia e la tranquillità sono alla base dell’autostima.

A scuola gli insegnanti sanno quanto per un alunno incontrare una difficoltà troppo grande può essere demotivante e ostativa al desiderio di imparare. D’altro canto, non avere un nuovo avanzamento da fare, attraverso uno sforzo, può portare a noia e demotivazione.

L’importante è che ogni bambino e ogni bambina, nonché ogni ragazzo e ogni ragazza, all’interno di un percorso strutturato e orientato, percepisca e alleni il proprio senso di auto-efficacia, in direzione di uno sviluppo consapevole e appassionato dei propri talenti.

Le azioni da insegnare in realtà sono molto semplici, ciò che ci vuole è costanza e tanta pazienza: provare e riuscire a mettersi le scarpe, piegare e appendere un indumento, riordinare dopo aver lavorato seguendo alcune procedure oppure comporre una parola con le lettere mobili, dà ad ogni bambino e ad ogni bambina, fin dai primi anni di vita, una grande fiducia nelle proprie capacità, nella possibilità di apprendere e migliorare ogni giorno.

2) Quali sono gli strumenti che utilizzate e le modalità che applicate per stimolare l’interesse della conoscenza da parte dei vostri studenti?

Le insegnanti e gli insegnanti di AIS (sito web) sono persone appassionate in continua formazione.

Tutte le docenti e i docenti della nostra scuola considerano la motivazione all’apprendimento il prerequisito essenziale per la maturazione di reali competenze didattiche ed educative.

Ogni alunno di AIS viene osservato a lungo: l’obiettivo è comprendere quali siano le loro propensioni, le capacità da sviluppare e quelle da potenziare, così da individuare quali siano i rispettivi stili cognitivi, nonché le modalità di apprendimento preferenziali.

Per tutte le alunne e gli alunni è previsto un percorso personalizzato che consideri le rispettive capacità e qualità e che sviluppi i potenziali al meglio.

Le bambine i bambini della nostra scuola sono incoraggiati ad approfondire argomenti e contenuti scelti liberamente, in base ai propri interessi: tutto ciò li rende partecipi e attori attivi del proprio percorso di apprendimento e di crescita.

Grazie al metodo Montessori, le discipline sono insegnate in modo da favorire negli alunni l’idea dell’unità e dell’ecosistema che esiste fra le cose: la scoperta è che il cammino di ogni bambina e di ogni bambina, verso l’uomo e la donna che sarà, ripercorre quello fatto dall’umanità intera.

L’educazione cosmica, infatti, sottrae il pensiero alla specializzazione delle singole discipline e mette in relazione il tutto con le parti, sviluppa, altresì, la capacità di generalizzare e unire, ovvero la sintesi, insieme alla capacità di distinguere e separare, cioè l’analisi. Tra analisi e sintesi si gioca la possibilità nella vita di ogni essere umano.

L’apprendimento che deriva dall’esperienza pratica, ma anche dalla condivisione con i pari è fondamentale: ad AIS, infatti, promuoviamo sin dalla scuola primaria, fino a raggiungere la secondaria, pratiche di peer tutoring e flipped classroom.

La relazione tra docenti e allievi, nonché tra gli allievi stessi, è il fine e il mezzo per organizzare, all’interno del mondo scuola, le condizioni più favorevoli ad un apprendimento efficace e complesso.

3) Fate del “bilinguismo” un fiore all’ occhiello della vostra Scuola.

Ci può raccontare come avete sviluppato l’insegnamento della lingua inglese soprattutto per le fasce più piccole (elementari) e raccontare nel corso degli anni i benefici che chi ha studiato da voi ha avuto grazie a questo metodo?

L’ambiente è relazione. C’è un ambiente più espanso dove il bambino può incontrare l’altro. La capacità di parlare un’altra lingua, oltre la propria, moltiplica tale opportunità.

La scuola italiana è l’ultima in Europa per l’apprendimento della lingua inglese.

Consapevoli che la giovane età è un elemento favorente, sia per ragioni legate allo sviluppo emotivo che neurologico, abbiamo inserito, già dai tre anni, l’apprendimento della lingua straniera.

L’apprendimento dell’inglese nella scuola dell’infanzia costituisce un elemento essenziale per la formazione integrale della personalità del bambino, in quanto lo avvicina a suoni differenti da quelli della lingua madre e a culture diverse dalla propria favorendone l’accettazione e la comprensione.

La formazione del cittadino europeo si attua prima di tutto a scuola e l’accettazione di culture diverse dalla propria, passa attraverso la lingua, veicolo più diretto per l’accesso alla cultura globale.

La lingua inglese è proposta in situazioni didattiche, di gioco-teatro e con materiale didattico come marionette, cartelloni, disegni vignette, fotografie, dvd, e lim.

L’approccio è funzionale alla comunicazione e rispetta la sequenza comprensione-assimilazione – produzione.

L’attività didattica si svolge principalmente in forma orale, sviluppando nell’alunno la capacità di comprendere messaggi e rispondervi in maniera adeguata. Si utilizza, inoltre, come supporto un libro adeguato all’età dei bambini e delle bambine, che propone attività pratiche, manuali, giochi in lingua.

Grazie ad un’insegnante madrelingua, specializzata anch’essa nel metodo Montessori, vengono svolte attività ludiche, canore, di movimento per coinvolgere i bambini e le bambine nell’ascolto, nell’apprendimento, nella ripetizione di vocaboli e frasi, volte a familiarizzare con la lingua.

Per la scuola primaria e secondaria di primo grado, inoltre, abbiamo deciso di entrare a far parte del circuito Cambridge International Education: AIS è una delle prime scuole in Italia (non internazionali) ad offrire ai propri studenti un curriculum Cambridge per le classi primarie e secondarie, infatti, solitamente questo percorso viene attivato nei licei.

Il circuito vanta più di 1.300 scuole in più di 110 paesi. Dai 6 ai 14 anni i nostri ragazzi possono usufruire del programma Cambridge, riconosciuto in tutto il mondo come sinonimo di eccellenza.

Cambridge International è un’ulteriore opportunità per AIS di preparare i propri studenti alla vita, aiutandoli a sviluppare la curiosità, l’amore per l’apprendimento, le loro potenzialità e a prepararsi a plasmare attivamente un mondo migliore.

AIS offre i seguenti percorsi di apprendimento ai suoi studenti, completamente in lingua inglese e con il supporto di Cambridge Assessment International: per la scuola primaria è previsto English as a Second Language e, per la scuola secondaria, English as a Second Language e Global prospective.

Inoltre, al fine di rendere ancora più pratico e dinamico l’apprendimento della lingua inglese, AIS propone il Progetto Recita di Natale in lingua inglese: un percorso didattico-formativo di consolidamento e perfezionamento di quanto svolto nella programmazione curriculare della lingua, finalizzato al suo utilizzo concreto, calato, inoltre, all’interno di un progetto artistico-motorio davvero interessante, appassionante ed efficace.

Il progetto offre l’opportunità agli studenti di vivere esperienze di drammatizzazione volte a stimolare il rapido apprendimento e il potenziamento della lingua: l’attività del teatro coinvolge sia le classi della scuola primaria, sia quelle della secondaria, in un percorso interdisciplinare e trasversale, in quanto sottende conoscenze non solo di tipo comunicativo, ma anche informatico, artistico-letterarie (arte, musica, canto, etc.) e relazionali: la stessa “preparazione della recita” e il “prepararsi alla recita” costituiscono parte integrante e fondamentale di tutta l’esperienza.

3) Quando parliamo dell’Assisi International School il termine che risalta in primis è quello di esperienzialità. Ci può raccontare o fare alcuni esempi di esperienze interattive che partecipano/contribuiscono alla formazione dei vostri studenti insieme allo studio delle materie tradizionali indicate dal Ministero della Pubblica Istruzione?

Ad AIS quasi tutto l’apprendimento passa dall’esperienza diretta e concreta, in primo luogo grazie ai materiali Montessori e a quelli preparati dagli insegnanti, attraverso i quali ogni concetto, soprattutto per i più piccoli (fino a 8-9 anni) viene veicolato attraverso la manipolazione e l’utilizzo di oggetti, cartelline, strumenti appositamente pensati e organizzati. Inoltre i nostri alunni fanno tantissime esperienze interattive come per esempio il Progetto orto: nel giardino di AIS c’è un’ampia zona dedicata ogni anno all’orto. Il Progetto orto si propone come un’attività nella quale i bambini vengono stimolati a mettersi in contatto con la natura. Maria Montessori conferisce molta importanza all’educazione cosmica, all’interno di questa area disciplinare rientra l’aspetto “il cosmo nel giardino”, dove il bambino ha modo di osservare i cicli naturali, l’interdipendenza tra gli ecosistemi umani e naturali, l’osservazione della biologia vegetale e animale (ad esempio piccoli insetti). Attraverso l’approccio diretto i bambini stimolano la manipolazione, l’osservazione, l’esplorazione. Si è scelto di creare un orto sinergico perché questo tipo di agricoltura mira a coltivare in armonia con la natura, al vivere senza distruggere, conciliando i bisogni umani con quelli della natura. Gli alunni, insieme ad un insegnante esperto coltivano erbe aromatiche, zafferano (seguendo tutte le fasi fino all’essicazione e imbustamento dei pistilli), ortaggi fiori e alberi da frutto. A questo si aggiunge il Progetto teatro in lingua inglese di cui si è già detto.

Vi è poi il Progetto tutor, che si inserisce nell’ambito dell’accoglienza ai bambini che frequentano la scuola primaria per il primo anno: gli alunni e le alunne della classe V si offrono come tutor e accompagnatori durante tutto l’anno. È un’esperienza molto coinvolgente per i bambini e le bambine più grandi, che possono osservare il proprio percorso e la propria crescita nei quattro anni di scuola già trascorsi e possono, inoltre, sperimentare e rendere concrete le proprie competenze preparando manufatti, attività e vere e proprie lezioni per i compagni più piccoli. Diventano riferimenti per i più piccoli e li aiutano nel loro passaggio alla scuola primaria. Infine (anche se avrei ancora molto da aggiungere) citerò la Settimana cosmica che svolgiamo alla secondaria: il progetto si riferisce ad una programmazione molto intensa, che dura una settimana, durante la quale, attraverso protocolli di coordinamento tra le varie discipline, i ragazzi e le ragazze della scuola secondaria, svolgono una serie di attività, progetti, lezioni interdisciplinari, per approfondire competenze differenti quali quelle emotive, relazionali, sociali.

4) Avete vinto poco tempo fa un premio molto importante, il Premio Top School patrocinato da Federterziario e dedicato al miglioramento del rapporto tra mondo dell’istruzione e della formazione. Arriviamo da anni difficili caratterizzati dal Covid dove le fasce più giovani, bambini e adolescenti, hanno subìto con forte violenza tutte le restrizioni e le problematiche che la venuta della pandemia ha implicato.
Ci può raccontare come i vostri docenti hanno reagito e che soluzioni hanno attuato per tutelare e assistere i vostri studenti? Quale è la caratteristica principale che vi fa essere tanto innovativi anche nella formazione dei vostri docenti?

Durante la chiusura delle scuole nel periodo del Covid, gli insegnanti hanno compreso da subito (le lezioni on-line sono cominciate 2 giorni dopo il lock-down) quanto fosse importante mantenere la relazione emotiva ed educativa con le proprie classi: i bambini e le bambine chiusi in casa, in un clima di confusione generale, avevano una forte necessità di mantenere interazioni positive e serene con insegnanti e compagni.

Il compito delle insegnanti e degli insegnati è stato quello di trovare modalità di lezione stimolanti e coinvolgenti nonostante la mancanza di relazione diretta ed individuale con gli alunni.

Il corpo docente ha svolto numerose riunioni durante il periodo di DAD per condividere strategie e risolvere problematiche (sia di carattere didattico che emotivo).

Le strategie utilizzate sono state per esempio:

  • Un inizio di ogni giornata scolastica con la musica per creare un clima di allegria e attenzione, mentre la classe aspettava che tutti fossero collegati.
  • Dopo i saluti iniziali, la lezione si svolgeva a microfoni chiusi, con la possibilità di parlare uno alla volta.
  • Fare in modo che ogni ora (di 40 o 45 minuti) ogni alunno potesse intervenire almeno una volta.
  • Creare lezioni brevi, coinvolgenti con l’ausilio di brevi video per mantenere viva l’attenzione e la motivazione. Infatti in casa gli elementi di distrazione erano molto presenti.
  • Le lezioni erano sempre interattive e tutti gli alunni avevano sempre qualcosa da fare che poi veniva mostrato a tutta la classe.
  • Gli alunni che lo desideravano potevano inviare all’insegnante i loro lavori che venivano sempre restituiti con un commento gratificante.
  • Gli insegnanti hanno trovate strategie per poter osservare al meglio gli alunni durante la lezione in modo da permettere e favorire l’interazione di chi si stava distraendo o annoiando.
  • È stata utilizzata anche la possibilità di creare stanze (sessioni secondarie) per fare lavorare gli alunni a piccoli gruppi. Per quanto riguarda le classi dei bambini più piccoli venivano divise in gruppi, con due insegnanti diverse, per fare attività interattive e coinvolgere molto di più i bambini. Per le classi degli alunni più grandi, dopo aver assegnato un compito preciso (per esempio fare uno schema di un argomento o creare un testo scritto insieme,…) gli alunni venivano divisi in piccoli gruppi di 3 o 4 che nella propria stanza virtuale si ritrovavano per svolgere il lavoro. L’insegnante poteva spostarsi da una ‘stanza’ all’altra per aiutare e controllare il lavoro dei singoli gruppi o poteva essere chiamato da un gruppo in particolare se aveva bisogno di un sostegno. Alla fine della lezione ci si riuniva per mostrare o leggere agli altri il proprio lavoro. Per i nostri alunni, abituati da sempre a lavorare in piccoli gruppi, questo tipo di lezione era molto motivante ed erano felici di ritrovare una modalità di lavoro più simile a quella a cui erano abituati.
  • Spesso è stato assegnato come compito a casa la preparazione di piccole lezioni interattive su argomenti dati o scelti e ogni giorno qualche alunno aveva uno spazio per fare lezione ai compagni: hanno creato video di ricette alimentari; video su attività dei loro genitori; lezioni in diretta per costruire qualcosa: origami, slime, fiori di carta, giochi con imballaggi riutilizzati; lezioni con cartelloni; presentazioni con Power Point,…
  • Nell’ultima ora di lezione, quando gli alunni erano stanchi, sono stati utilizzati giochi (ad es per ripassare le parti grammaticali) attraverso piattaforme interattive o canzoni (per esempio per studiare le regioni e i capoluoghi d’Italia) che potessero indirizzare l’attenzione degli alunni su contenuti didattici in modo giocoso e divertente.

Tutte queste strategie hanno permesso lo svolgimento del programma didattico annuale nelle sue parti essenziali e soprattutto ha consentito agli alunni di mantenere la motivazione all’apprendimento e la relazione sociale in modo che il rientro a scuola (dopo più di sei mesi) potesse essere sereno e proficuo.

5)  I fatti di cronaca parlano di una violenza latente anche tra i giovanissimi e della poca attitudine nell’accettare le proprie “sconfitte” perché magari non sono stati raggiunti i risultati attesi anche in ambito scolastico.

Non crede che, oltre a dei gap evidenti all’interno del sistema Scolastico, sia sempre più accentuata anche la difficoltà o l’incapacità della dimensione famigliare di fare la sua parte di attore principale per compartecipare insieme alla scuola ad una sana educazione dei giovani?

Molto di ciò che accade nella nostra società è da imputarsi ad una mancanza trasversale di educazione e di educazione emotiva. In un mondo complesso e veloce come il nostro è facile perdere l’orientamento e se la scuola non riesce a rispondere, prima che alla missione ‘culturale’(che resta centrale), a questa necessità, non può certo svolgere il suo scopo primario, quello dell’educazione, intesa come ex-ducere.

Il percorso scolastico del terzo millennio deve interpretare il suo perno nel concetto di intelligenza emotiva, da intendersi sia come mezzo (per massimizzare gli apprendimenti) e come fine (ovvero come abilità in costante evoluzione).

Le abilità emotive e le disposizioni personali giocano un ruolo cruciale anche nelle interazioni sociali: stabilire solide relazioni con i compagni e gli insegnanti favorisce l’adattamento e il problem solving. L’adattamento sociale in classe e il rendimento scolastico possono quindi rinforzarsi a vicenda. In questo senso, è fondamentale anche il concetto di ‘autoefficacia’, intesa come la percezione delle capacità personali che permetterebbe agli individui di conoscere sé stessi e l’ambiente e, di conseguenza, regolare il proprio comportamento.

Quindi da un lato abbiamo una società veloce, una scuola che non riesce ad interpretare adeguatamente i tempi che corrono e, infine, la famiglia che, in questo sistema, perde i riferimenti.

La dimensione educante di un ragazzo o di una ragazza è un sistema complesso, che richiede l’equilibrio di tutte le sue parti, non si può imputare alla famiglia una responsabilità primaria, quando, in realtà tutte le altre componenti non sono centrate.

Nell’esperienza di AIS il lavoro con le famiglie è fondamentale, infatti, cerchiamo di lavorare in sinergia con tutto il gruppo familiare, tramite colloqui individuali e tramite corsi di formazione mirati: l’obiettivo è quello di crescere insieme e di sviluppare consapevolezza.

Comprendere come funzionano i ragazzi, sia a livello neurologico che a livello emotivo, è la chiave per agire e interagire.

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