Journey in Italy tra innovazione e bellezza

Journey in Italy è il progetto che celebra il patrimonio culturale italiano attraverso la bellezza e l’innovazione. Ne abbiamo parlato con la sua ideatrice Antonella Bondi

Intervista ad Antonella Bondi


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ideatrice del progetto Journey in Italy

Tra i giovani aristocratici dell’Europa del XVIII e XIX secolo era d’obbligo un rito di passaggio all’età adulta: il viaggio in Italia. Il nostro Paese – con la sua ricchezza di arte, cultura e storia – era la meta ideale per un viaggio di formazione. I giovani viaggiatori partivano dall’Inghilterra, dalla Germania e dai freddi paesi del Nord Europa e si immergevano nel caldo abbraccio delle città italiane, che diventavano le tappe di un’avventura che era tanto un’esplorazione del mondo esterno quanto un viaggio interiore.

Il Grand Tour – come veniva chiamato – non era solo un viaggio di piacere, rappresentava una forma di educazione, un modo di apprendere le lingue, di comprendere la politica e la cultura di altre realtà, di formare il gusto artistico e sviluppare le abilità sociali. Era, in sostanza, un viaggio che formava l’uomo di mondo.

«Oggi con quello stesso spirito che animava il Grand Tour, ma in modo innovativo, vogliamo portare il patrimonio culturale italiano alle persone – spiega Antonella Bondi, ideatrice del progetto Journey in Italy – vogliamo educare, ispirare e arricchire, proprio come il Grand Tour di un tempo, ma in un modo che rispecchia le esigenze e le possibilità del nostro tempo».

Antonella Bondi ama definirsi architetto dei profumi, ma anche architetto di ricordi – in quanto ideatrice delle fragranze alimentari usate da alcuni dei migliori chef del mondo.

Perché nasce Journey in Italy?

«Journey in Italy nasce dalla volontà di voler creare una connessione con il mondo, con tutti quelli che sono i valori culturali, sociali e gastronomici del nostro Paese. Journey in Italy – The Grand Tour è un think tank no profit dedicato allo studio, alla sensibilizzazione e alla promozione delle connessioni con la cultura agroalimentare, l’ospitalità, il patrimonio artistico e tecnico-scientifico italiano. Lo scopo è quello di informare e incidere sulle politiche sia private sia pubbliche del made in Italy nel mondo».

Quali sono le principali sfide che hai affrontato durante la creazione di Journey in Italy?

«Come in tutti i grandi progetti, inizialmente sembra tutto molto difficile e irraggiungibile. Riuscire a trovare i referenti dei distretti della nostra eccellenza non è stato facile, ma una volta spiegato l’obiettivo hanno aderito tutti. Abbiamo aspettative alte e siamo sicuri di garantire ottimi risultati, dopo la prima esperienza che ha dato esiti positivi».

Chi sono i partner e gli stakeholder del progetto? A quale target si rivolge?

«Abbiamo partner eccellenti e molti altri che stanno salendo a bordo, abbiamo presenze autorevoli come Carlo Di Cristo scienziato della panificazione, il professor Francesco Zurlo, preside della Scuola del Design del Politecnico di Milano, Camilla Baresani per i testi e i contenuti, o come il Cavalier Boselli, che rappresenta per noi la legittimazione del made in Italy e del “bello e ben fatto” italiano.

Ci rivolgiamo agli appassionati della filosofia italiana nel mondo. Non ci rendiamo conto mai abbastanza di quanto siamo amati all’estero per la nostra cultura e dovremmo riuscire a fare sistema per dare valore al nostro patrimonio. E come diceva il Cavalier Boselli: “L’’talia è una superpotenza culturale, con un patrimonio storico e artistico superlativo. Esiste un fil rouge specifico italiano fra le tre “F” (Food-Fashion-Furnishing) e una rinomata cultura del turismo e dell’accoglienza, supportata da una diffusa hotellerie di lusso”».

Come pensi che Journey in Italy possa influenzare il modo in cui le persone viaggiano in Italia?

«Journey in Italy vuole arrivare ad avvicinare le persone nei luoghi dove le nostre migliori produzioni avvengono, dove la nostra manualità del saper fare si esprime con la miglior cura artigianale. Un percorso meno convenzionale, ma sicuramente molto più emozionale».

Quali sono state le tappe del Grand Tour di Journey in Italy dove è stato riscontrato il maggiore successo o partecipazione e perché?

«Il progetto Journey in Italy ha intrapreso il suo primo Grand Tour in America e Canada, con l’obiettivo di valorizzare e diffondere i pilastri della cultura e dello stile italiano. Questo viaggio ha avuto luogo nei presidi di Eataly, dove sono stati presentati cibo e bevande tradizionali e contemporanei attraverso narrazioni, cene e degustazioni in eventi culturali e formativi.

Il tour ha visto la partecipazione di testimonial di spicco come Heinz Beck, Luca Fantin e Vincenzo Manicone del Cannavacciuolo Team, che hanno celebrato le tradizioni e le eccellenze della cultura gastronomica italiana. Il programma ha incluso 81 cene in diverse città, tra cui Los Angeles, New York, Toronto, Chicago, Boston, Las Vegas, Dallas e Silicon Valley. Gli eventi hanno spaziato da cene esclusive, come quella nella Residenza dell’ambasciatore delle Nazioni Unite Maurizio Massari a cura di Heinz Beck, alle  mie lezioni di cucina come “I profumi della natura in cucina”».

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