Trump Economy: gli stravolgimenti di sei settimane di editti trumpiani mostrano la voglia di una nuova Jalta. Editoriale a cura di Giuliano Bianucci
E va bene. Siamo all’anno zero. Ho insistito spesso negli scorsi anni sull’esigenza di una strategia di sistema che sostenesse l’inderogabile necessità di un’Agorà dei decisori e di avviare un confronto sistematico per creare una visione partecipata e obiettivi comuni.
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Il ruolo dei giovani era indicato da me come primario. Sono i giovani che pagheranno i nostri errori e che hanno il diritto di essere al tavolo di chi decide. Per 80 anni abbiamo costruito strutture di sistema: ONU, NATO, OMS, Corte Penale Internazionale, G7, G8, protocolli di tutti i generi. Oggi in poco più di un mese troviamo che dopo 80 anni il debole ordine creato (anche se almeno in Europa ha assicurato molti decenni di pace) non vale più.
Il ritorno urlato all’imperialismo e all’alleanza capitale/tecnologia/politica sta scombussolando economia e politica. Il ritorno alla legge del più forte e all’esigenza di riarmarci per non essere preda dei carnivori mette in secondo piano la sostenibilità ambientale e sociale.
L’intelligenza artificiale e la dipendenza dalla tecnologia ci scopre indifesi e in balia di chi può accendere o spegnere migliaia di satelliti. Gli hakers più o meno anonimi o di stato bloccano servizi pubblici, spandono fake news, determinano vittorie e sconfitte politiche. La degenerazione era nell’aria e sintomi vistosi la hanno anticipata.
Ma ora che tutto sembra precipitare non è detto che sia necessariamente un male. Prima di parlare di una nuova Europa (sarebbe l’ora) facciamo un salto indietro di 80 anni e andiamo a Jalta (Crimea, corsi e ricorsi…). Roosevelt, Stalin e Churchill decisero come dividere l’Europa in zone di influenza che lasciarono campo libero all’Unione Sovietica per prendere letteralmente possesso dell’Est, Polonia e Germania Est comprese.
Gli effetti di Jalta si concluderanno nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, passando però per una guerra fredda, per l’invasione dell’Ungheria, per la repressione in Cecoslovacchia…
E qui entra in scena l’Europa, che avrebbe potuto e dovuto diventare adulta, svilupparsi come attore di governo capace di lavorare per la pace e la sostenibilità, di darsi regole condivise, di prendere decisioni non necessariamente all’unanimità (con l’unanimità non si governa neanche un condominio…), di organizzare le proprie difese, di fare ricerca di sistema cercando le sinergie oltre gli interessi delle Nazioni.
Ma 35 anni dopo la fine del muro l’Europa non è divenuta Europa. È rimasta un insieme di stati e staterelli dominati da egoismi e personalismi, incapace di decisioni strategiche.
Gli stravolgimenti di sei settimane di editti trumpiani mostrano la voglia di una nuova Jalta per mettere a tavolino Trump, Xi Jinping, Putin e definire la nuova governance mondiale. A questo tavolo l’Europa non è considerata, come avvenne per la Francia di De Gaulle a Jalta, se non per essere un mercato di 448 milioni di ricchi clienti (almeno ancora per qualche anno).
Nel frattempo, mentre Trump accelera la ripulitura di Putin da anatemi e sanzioni, il bivio che abbiamo raggiunto ci impone scelte epocali. Avremo il coraggio di diventare un’Europa che decide? Da questa risposta, che avremo presto, dipenderà la nostra possibilità di Progettare il Futuro.