PMI ed ecosostenibilità

PMI ed ecosostenibilità: una transizione green è oggi necessaria. Vediamo insieme le azioni concrete che le PMI possono attuare

I richiami riguardanti la necessità per tutti gli attori del panorama economico di rivedere le proprie dinamiche e procedure aziendali al fine di invertire un modello troppo impattante a livello ambientale sono ormai innumerevoli ed espressi da più parti.


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Se è vero che una grande responsabilità da questo punto di vista sta nelle mani delle grandi aziende nazionali e internazionali, non si può certo ignorare che ognuno sia chiamato a fare la propria parte in questa inversione di rotta e le PMI, elemento di spicco del panorama economico italiano per quantità e diffusione, non possono e non devono esimersi dal muoversi in tal senso.

Facciamo quindi qualche riflessione sul tema e cerchiamo di capire quali azioni concrete possono essere messe in atto e quali vantaggi può dare una transizione green ormai non più posticipabile.

Transizione green: il contributo delle PMI per la creazione di un impatto positivo

Da quanto tempo sentiamo parlare di surriscaldamento globale e cambiamento climatico? Sono temi che circolano su riviste scientifiche e media ormai da decenni, eppure spesso vengono ancora trattati come prospettive future dubbie o comunque estremamente lontane.

Ma i segnali di quanto questo problema sia più che mai attuale sono numerosi e ci riguardano sempre più da vicino, basti pensare ai danni causati da fenomeni atmosferici violenti ed improvvisi, o alle temperature sempre più alte, che non solo i nostri nonni, ma neppure i nostri genitori ricordano di aver affrontato in passato.

Nonostante qualche voce ancora negazionista, il tema è arrivato da tempo anche sui tavoli di discussione più importanti, compreso quello dell’ONU.

Durante l’assemblea generale dell’ONU del 25 settembre 2015 è stata redatta l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, una serie di impegni sottoscritti da 193 paesi membri, tra cui l’Italia, volti a garantire un presente e un futuro migliore al Pianeta e alle persone che vi abitano.

Frutto di questa risoluzione è una lista di 17 obiettivi interconnessi (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese), che spaziano dalla riduzione della povertà a quella delle diseguaglianze sociali, passando ovviamente per la lotta contro il cambiamento climatico e l’innovazione di imprese ed infrastrutture.

Il 2030 è vicinissimo, e la strada da percorrere è ancora lunga. Sappiamo che può essere scoraggiante pensare che le azioni che compiamo ogni giorno sono solo un minuscolo tassello all’interno degli scenari globali, eppure tanti piccoli tasselli uniti possono comunque rappresentare un grande cambiamento.

Le PMI italiane si sono dimostrate negli ultimi anni sempre più aperte all’innovazione e sempre più pronte a rivedere i propri modelli organizzativi per far fronte alle nuove sfide imposte dal mercato.

Bene, anche le sfide globali ambientali e sociali non devono essere ignorate, ed è necessario attuare strategie e innovazioni che contribuiscano a combattere il cambiamento climatico, la scarsità di risorse e il degrado dell’ecosistema.

Per farlo, vanno ripensati i modi di produrre e di fare affari, per sviluppare nuovi modelli più in armonia con i bisogni del pianeta.

Al fine di raggiungere tali obiettivi, è necessario attuare un vero e proprio approccio trasformativo: ovvero, non si tratta di attuare qualche iniziativa spot che vada nella direzione giusta, ma bensì di ripensare completamente i processi produttivi e comportamentali, con la consapevolezza che certi modelli industriali e d’impresa non sono più sostenibili e anzi, col tempo diventeranno sempre più controproducenti.

L’obiettivo non è semplicemente diminuire l’impatto negativo, ma creare un impatto positivo.

Uno strumento utile per iniziare a misurarsi con questi cambiamenti che non fatichiamo a definire epocali oltre che necessari, è certamente quello di misurare la “carbon footprint” della propria azienda.

Questo indicatore ambientale calcola l’impatto dell’impresa in termini di produzione di gas effetto serra e può essere quantificato da ditte specializzate. Che cosa può incidere sull’impronta che l’azienda lascia nell’ecosistema?

Fattori come il consumo di energia, l’inquinamento creato dai prodotti (o servizi) dell’azienda, la quantità di rifiuti non riciclabili prodotta, persino gli effetti creati dagli spostamenti sia delle merci che delle persone, lavoratori in primis.

Se l’obiettivo finale è il raggiungimento della carbon neutrality, sapere da dove si parte è il primo passo per iniziare un percorso di cambiamento.

Come ogni grande sfida, anche questa richiede sforzi e investimenti, che ci auguriamo saranno sempre più sostenuti anche da incentivi di tipo statale.

E sappiamo che molti manager e imprenditori potrebbero chiedersi se valga la pena operarsi per una transizione green a fronte delle energie organizzative e delle risorse richieste per attuarla. La risposta è un convinto “sì”.

Non solo per motivi etici, perché crediamo che comportarsi in maniera virtuosa premi la propria coscienza e quindi arricchisca la propria vita lavorativa e personale, ma anche perché sempre più ricerche ci indicano che le tematiche ambientali sono sentite come importanti da fette sempre più ampie di popolazione, soprattutto tra i più giovani, che altro non sono che i clienti del futuro (prossimo).

Ogni PMI dovrà calcolare le azioni possibili sulla base della propria realtà aziendale: offrire modelli univoci per una transizione green è quindi assolutamente impossibile.

Ma ci sono alcuni spunti concreti e trasversali che ogni impresa può iniziare quantomeno a considerare di inserire nei propri piani strategici, che rappresentano un ottimo punto di partenza.

PMI ed ecosostenibilità: 6 azioni concrete

  1. Riduzione della quantità rifiuti, riutilizzo/economia circolare

Sappiamo che in ogni realtà aziendale, anche quelle dedicate ai servizi, produce ogni anno enormi quantitativi di rifiuti, spesso non riciclabili.

Gestire questa voce della gestione d’impresa in un’ottica di economia circolare e riutilizzo permette di ridurre sprechi e conseguentemente costi.

Si tratta innanzitutto di mantenere il valore dei beni materiali per il tempo più lungo possibile, con manutenzioni precise e puntuali, e di riparare, ricondizionare e riciclare quanto più possibile.

Altro spunto interessante in merito è avviare delle partnership con centri creativi del mondo della moda e dell’artigianato locale, che sono sempre più alla ricerca di modi alternativi per dare nuova vita a materiali di recupero.

Spesso basta fare un po’ di ricerca per scoprire tante giovani realtà orientate alla produzione di nuovi oggetti e beni attraverso il riutilizzo e il riciclo, segno anche questo dei tempi che cambiano.

  1. Efficientamento energetico e utilizzo di energia da fonti rinnovabili

Uno dei punti cardine in ottica di transizione ecosostenibile riguarda ovviamente l’approvvigionamento energetico e l’uso consapevole delle risorse.

Ogni azienda può far sì che i propri stabilimenti siano ottimizzati in materia di efficientamento energetico attraverso analisi sistematiche di consumi e sprechi, digitalizzazione dei processi, BEMS (Building Energy Management System, ovvero controllo e ottimizzazione da remoto degli impianti di climatizzazione dell’impresa), e ovviamente l’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia.

Il fotovoltaico rappresenta in questo senso la realtà più promettente e accessibile nel panorama italiano.

  1. “Formazione green” per dirigenti, dipendenti e collaboratori

Il primo passo per un cambiamento è la conoscenza, il sapere cosa si può fare e perché è importante farlo. In questo senso, può essere utile organizzare all’interno dell’impresa, anche se di piccole dimensioni, workshop e corsi nei quali si parli di tematiche ambientali e vengano spiegati i passi che l’azienda vuole compiere in tal senso, in modo da sensibilizzare direzione e personale e rendere tutti partecipi dei cambiamenti in atto.

È importante far passare il concetto che “nessuno vince da solo” e che il contributo di ogni singola persona è fondamentale, per il bene dell’azienda e dell’ambiente.

  1. Nominare un responsabile interno delle tematiche ambientali

Se avvalersi di un supporto esterno per analisi dei consumi e formazione è importante, è altrettanto utile avere una persona di riferimento interna all’azienda che si occupi a tempo pieno di organizzare, supportare e programmare le azioni necessarie per una transizione efficace e vantaggiosa.

Sono sempre più numerose le figure formate in tal senso, e avvalersene è un investimento che farà risparmiare tempo e risorse ottimizzando i risultati. Questo sempre nell’ottica che ridurre il proprio impatto ambientale rappresenta ormai una priorità.

  1. Richiesta di garanzie di basso impatto aziendale a fornitori e collaboratori

Abbiamo ripetuto più volte che la transizione green non si raggiunge in solitudine ma è necessario uno sforzo corale: in quest’ottica selezionare fornitori o collaboratori con gli stessi ideali e che si impegnino concretamente per una gestione più sostenibile non farà altro che ingrandire e sostentare il circolo virtuoso.

  1. Prevedere premi/benefit per raggiungimento di obiettivi di carbon neutrality

Se lavorare alla causa green per scelta ed etica è auspicabile, renderlo anche economicamente attraente assicura certo un’adesione più convinta.

Porsi degli obiettivi anche annuali di riduzione della footprint aziendale e premiare una condotta virtuosa attraverso piccoli benefit può certamente motivare tutta l’impresa nella missione comune di una transizione green.

Abbiamo visto in 6 punti quali possono essere alcuni step da intraprendere per iniziare il percorso verso una gestione delle PMI più orientata alla salvaguardia del benessere dell’ecosistema che, ricordiamoci sempre, è di riflesso il nostro stesso benessere.

 Ma quando si parla di impresa, è difficile che qualche azione venga intrapresa se non porta anche dei vantaggi sul medio e lungo termine.

Vediamo quindi 4 dei vantaggi principali che un approccio più orientato all’ecosostenibilità può comportare per le aziende.

  1. Efficientamento energetico = riduzione dei costi

Se è vero che dotare l’azienda di sistemi più moderni ed efficienti e/o di impianti fotovoltaici è inizialmente una voce di costo, è importante ricordare che si tratta di un vero e proprio investimento.

Sono ormai testati e certificati i risparmi che tali soluzioni offrono sul lungo termine, sia per i privati che per le aziende. Quindi in questo senso muoversi verso soluzioni più green si traduce anche in una riduzione dei costi sostenuti per l’approvvigionamento energetico.

  1. Miglioramento della reputazione dell’impresa

Abbiamo anticipato in apertura che una fetta sempre maggiore di consumatori si rivela attenta alle tematiche ambientali.

Rendere la propria PMI più in linea con i valori di eticità ambientale permette di emergere su altre realtà di settore simili ma più arretrate su tale tematica.

La reputazione dell’impresa – brand reputation – è sempre più presa in considerazione, a fianco della qualità dei beni e prodotti offerti ovviamente, e rendersi protagonisti di una transizione green vera e trasformativa a livello aziendale renderà l’impresa enormemente più apprezzata e ricercata, il che ci porta al punto tre.

  1. Aumento della base clienti

Se è vero che i clienti attuali e ancor più quelli del futuro più prossimo si mostrano molto interessati alla reputazione green di imprese e aziende e preferiscono acquistare prodotti da chi si dimostra attivo nel perseguire obiettivi green-oriented, è chiaro che presentarsi sul mercato (che ormai sappiamo essere sempre più condizionato da passaparola virtuali e reviews) come attivamente impegnati nella riconversione delle proprie procedure in ottica di ecosostenibilità garantisce un grado di attrattiva maggiore.

Questo si tradurrà sul medio e lungo termine in un aumento della base clienti, che ripagherà gli sforzi compiuti.

  1. Maggiore attrattiva per gli investitori

Come abbiamo detto, l’inversione di rotta delle dinamiche aziendali e d’impresa non è prerogativa di pochi e tantomeno solamente italiana.

Gli impegni sottoscritti dai vari paesi si trasformeranno sempre più in azioni concrete, tanto che coloro che non vi daranno seguito saranno lentamente ma inesorabilmente tagliati fuori dal panorama economico.

E chi avrà la possibilità di investire attraverso l’impiego di somme dirette o tramite collaborazioni sceglierà partner che rispecchino le nuove prerogative del mercato. Ovvero aziende già in piena transizione green con una gestione chiaramente orientata al futuro.

Perché chi investirebbe in una realtà dalle dinamiche obsolete e destinata ad essere tagliata fuori dai nuovi scenari?

Parlare di ecosostenibilità è sempre più una necessità ed è anzi il momento di parlane meno e agire di più, per invertire una rotta che ci sta portando verso scarsità di risorse e ricchezze.

Se anche alle volte può sembrare che il proprio contributo di piccola o media impresa sia irrilevante, in realtà non è mai così: ogni piccolo passo conta, ogni contributo al benessere del pianeta è prezioso. Inoltre, i consumatori sono sempre più consapevoli e informati, e presto non saranno più disposti a spendere i propri soldi per finanziare realtà che non si mostrano attente alle tematiche ambientali.

Una transizione green è la chiave per prosperare nel mercato futuro che, come già detto, è più vicino di quanto pensiamo.

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Nadia Cioni
Consulente marketing e social media manager

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