La Festa del Papà è l’occasione per diffondere alcuni dati sull’utilizzo del congedo di paternità in Italia e per fare il punto sulle novità introdotte
L’organizzazione internazionale Save the Children, sulla base di dati INPS, ha tracciato il ritratto del padre che utilizza il congedo di paternità: ha più di 30 anni, vive al Nord, lavora in imprese di media-grande dimensione con un contratto di lavoro stabile e ha un reddito medio-alto.
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Un dato più confortante viene dal tasso generale di utilizzo di questa misura, che è più che triplicato fra il 2013 e il 2022.
Nel 2013, infatti, poco meno di 1 padre su 5 ne ha usufruito (il 19,25%), cioè 51.745 padri, mentre, nel 2022, sono stati più di 3 su 5 (il 64,02%), cioè 172.797 padri, con poche differenze a seconda che si tratti di genitori del primo (65,88%), secondo o successivo figlio (62,08%).
Quando nel 2012 è stato introdotto il congedo di paternità, questo prevedeva un solo giorno obbligatorio e due facoltativi, mentre oggi vengono garantiti 10 giorni obbligatori e uno facoltativo ai neopapà ed è utilizzabile tra i due mesi precedenti e i 5 successivi al parto.
Per Save the Children, questi dati testimoniano che è sempre più importante promuovere la condivisione delle responsabilità genitoriali tra madri e padri, per una maternità che non sia più di ostacolo all’accesso delle donne nel mondo del lavoro.
Tuttavia, sono necessarie delle politiche che favoriscano l’equa distribuzione dei carichi di cura in famiglia.
Congedo di paternità: differenze per età e dimensione aziendale
Sono sono sempre di più i padri che usufruiscono del congedo di paternità, pur con forti differenze nell’utilizzo della misura, legate all’età e alla dimensione dell’azienda.
I padri che utilizzano di più il congedo di paternità sono:
- Gli uomini nelle fasce d’età compresefra i 30 e i 39 anni (65,4%) e fra i 40 e i 49 (65,6%).
- I padri che lavorano in aziende medio-grandi.Fra quelle con oltre 100 dipendenti, infatti, l’utilizzo è pari al 77%, mentre scende al 67,8% in quelle che hanno fra i 51 e i 100 dipendenti, al 60% fra quelle che hanno fra i 16 e i 50 dipendenti.
- I padri che lavorano in aziende con 15 dipendenti o meno, dove si arriva al 45,2%. Proprio in questa ultima tipologia di azienda si è registrato l’aumento maggiore nell’utilizzo del congedo di paternitàtra il 2021 e il 2022 (più 8,7%).
Congedo di paternità: differenze per area di residenza, tipologia contrattuale e reddito
Sebbene l’aumento nell’utilizzo del congedo di paternità si registri in tutta Italia, ci sono alcune differenze territoriali con valori di fruizione inferiori al 30%.
Questi dati si riscontrano nelle province di Crotone (24%), Trapani (27%), Agrigento e Vibo Valentia (29% in entrambe le province), mentre valori superiori all’80% (i più elevati), si registrano nelle province di Bergamo e Lecco (81% in entrambi i casi), Treviso (82%), Vicenza (83%) e Pordenone (85%).
Nella fruizione dei congedi di paternità si rilevano forti disuguaglianze tra le diverse tipologie contrattuali. Per esempio, chi ha un contratto di lavoro più stabile è più portato ad usufruire del congedo di paternità: tra i lavoratori con un contratto a tempo indeterminato la percentuale sfiora il 70% (69,49%), tra quelli con contratto a tempo determinato scende al 35,95%, mentre tra gli stagionali arriva solo al 19,72%.
Per quanto riguarda le fasce di reddito, invece, l’utilizzo del congedo di paternità è più diffuso tra i padri con un reddito compreso fra i 15mila e i 28mila euro (73,3%) e fra quelli con reddito superiore a 28mila euro e inferiore a 50mila (85,68%).
La correlazione positiva tra reddito e utilizzo del congedo di paternità, però, si interrompe a partire dai redditi di 50mila euro (tra chi ha un reddito superiore a questo importo ne usufruisce il 78,63%).
Congedo parentale, le novità per i genitori nel 2024
Il 2024 sarà un anno importante per i neogenitori, che potranno beneficiare di due mesi di congedo parentale indennizzati all’80% della retribuzione. Si tratta di una novità introdotta dalla legge di bilancio, che ha aumentato la misura dell’indennità per il congedo parentale dal 30% all’80% per un solo mese, da fruire entro il sesto anno di vita del figlio, o entro sei anni dall’ingresso in famiglia del minore in caso di adozione o affidamento.
Inoltre, per il solo 2024, l’indennità sarà pari all’80% anche per il secondo mese di congedo parentale. Si tratta di una misura temporanea, che mira a incentivare la conciliazione tra vita familiare e lavorativa e a sostenere il reddito delle famiglie con figli.
I genitori lavoratori che finiranno il periodo di maternità-paternità dopo il 31 dicembre 2023, avranno dunque la possibilità di fruire di due mesi di congedo parentale retribuito all’80% nel 2024, fino a sei anni di vita del figlio, mentre i successivi mesi di congedo parentale indennizzato fruibili fino ai 12 anni del figlio al 30% sono sette fra entrambi i genitori.
Oltre i nove mesi, il congedo parentale non è più indennizzato, quindi si può chiedere, ma senza retribuzione. Dal 2025, il secondo mese di congedo parentale sarà invece coperto a regime da una indennità pari al 60% della retribuzione (invece che dell’80%).
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