IBM Italia per un uso responsabile dell’IA

IBM lavora a un’intelligenza artificiale per il mondo del fare ispirandosi a valori come trasparenza, spiegabilità, privacy, affidabilità ed etica

IBM (sito web) stima che da qui al 2030 l’intelligenza artificiale, in particolare quella generativa, consentirà un aumento della produttività annua globale pari a circa 4,4 trilioni di dollari. Per l’Italia, possiamo pensare che una vasta adozione dell’IA possa portare al Paese un valore aggiunto pari a quello di un altro Pnrr. Questi ragguardevoli risultati economici potranno essere raggiunti grazie a consistenti benefici per la produttività e l’efficientamento di ogni organizzazione.


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Benefici dati dall’aumento delle informazioni basate sui dati, l’automazione di alcuni flussi di lavoro aziendali: dalle operazioni IT al reporting finanziario, dalla gestione delle risorse umane al servizio clienti. Ecco perché quello della trasformazione digitale oggi è il tema dei temi, in cima alle agende di tutti i decisori aziendali pubblici e privati.

Non ci resta che aspettare e diventare tutti più ricchi e felici grazie all’IA quindi? Direi decisamente di no. A fronte degli innumerevoli possibili benefici – assistenti virtuali, manutenzione predittiva, efficientamento energetico, lotta al cambiamento climatico, maggiore soddisfazione dei clienti e chi più ne ha ne metta – ci sono anche dei rischi che vanno individuati, arginati o neutralizzati.

Pensiamo a un software creato per velocizzare la selezione di candidati che al suo interno porti i preconcetti su genere o colore della pelle di chi lo ha sviluppato: farebbe un vero disastro, amplificando all’infinito quelle storture.

O pensiamo a un assistente virtuale concepito per aiutare un meccanico nella manutenzione di una pompa idraulica: se il set di dati con cui è stato allenato fosse sbagliato, potrebbe causare enormi disastri.

Ecco perché non tutte le IA sono uguali e, oltre ai regolamenti nazionali ed europei, occorrerà scegliere con attenzione con chi sviluppare progetti che puntino a infonderla nelle nostre organizzazioni.

IBM, per esempio, lavora a un’intelligenza artificiale per il mondo del fare con solidi valori e principi ispirativi come trasparenza, spiegabilità, privacy, affidabilità ed etica.

Per il 40 per cento delle piccole e medie aziende, il 2024 sarà l’anno in cui cominceranno a usare questa tecnologia, ma i principali ostacoli che dovranno affrontare sono rappresentati dalle competenze necessarie, la complessità dei dati da gestire e, soprattutto, la fiducia nella tecnologia stessa e in chi l’ha sviluppata.

ITALIA ECONOMY - IBM Italia per un uso responsabile dell’IA
Maurizio Decollanz direttore marketing e comunicazione di IBM Italia

 Il primo passo resta quello di capire cosa può fare questa tecnologia per noi. Servono casi d’uso pratici come questi:

  • WINDTRE ha rinnovato la collaborazione con IBM progettando una soluzione di Intelligent Automation basata su IA e automazione per analizzare, arricchire e risolvere in maniera automatizzata le segnalazioni dei clienti. L’obiettivo era quello di ottimizzare il processo di gestione dei reclami aperti dagli utenti a seguito di anomalie sui sistemi e ridurre le attività ripetitive del Service Desk. Ad oggi, la soluzione è stata in grado di gestire in maniera automatizzata oltre 200mila segnalazioni, raggiungendo elevati livelli di automazione e aumentando di 10 volte la capacità di rispondere alle richieste.
  • Barilla Group ha scelto di concentrarsi sulla crescita delle competenze e conoscenze dei propri dipendenti come parte della sua strategia per rimanere competitiva nel mercato globale. E ha deciso di farlo sviluppando la soluzione We Pilot, realizzata da HRCOFFEE, business partner IBM, e basata su watsonx. Si tratta di una piattaforma di IA generativa che migliora l’esperienza professionale dei lavoratori e permette di sostenere l’analisi dei gap formativi, la valutazione delle performance, l’engagement e lo sviluppo delle competenze.
  • Il Gruppo Hera, la multiutility che tratta 6,3 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno, utilizza l’Intelligenza artificiale di IBM per migliorare recupero e riciclo dei rifiuti differenziati. L’IA riconosce i materiali già durante la raccolta, facilitando le operazioni di smaltimento e riciclo dei rifiuti plastici. Grazie a questo progetto, Hera ha aumentato considerevolmente il riciclo di rifiuti plastici.
  • Come esempio nel settore delle infrastrutture e trasporti abbiamo Autostrade per l’Italia, che ha realizzato il monitoraggio della sicurezza e delle infrastrutture autostradali basato su IBM Maximo. Grazie ai sensori IoT, è stato creato un gemello digitale dei ponti e dei viadotti.

Questi sono monitorati da un cruscotto basato su IA, che consente una manutenzione mirata e predittiva delle oltre 4.500 opere presenti sulla rete autostradale di ASPI, aumentandone fortemente l’efficienza e la longevità.

Inoltre, c’è un importante fatto che riguarda le Pmi. L’IA generativa è una grande opportunità per la piccola e media impresa, vera ossatura economica del Paese: il costo del training, l’allenamento dei dati, è ora da 10 a 100 volte più veloce ed economico. I modelli di base, infatti, sono già pronti all’uso e non necessitano il grande sforzo di partire da zero.

Ci sono set di dati per ogni settore di industria con cui cominciare a raccogliere benefici fin da subito. Inoltre, IBM ha rafforzato la sua rete di partner con un approccio territoriale per avere punti di riferimento in ogni area e in ogni regione.

L’Ecosystem rappresenta il primo punto di riferimento per le Pmi che vogliono cominciare o proseguire un percorso di trasformazione digitale con l’intelligenza artificiale. Ma nonostante i tanti casi d’uso che rendono evidenti i possibili benefici derivanti dall’uso responsabile di questa tecnologia esponenziale, in tanti si affannano a temere catastrofiche perdite di posti di lavoro.

In realtà, le stime ci dicono che oltre un milione di posizioni aperte non trovano candidati con competenze professionali adeguate. Mentre le aziende denunciano che oltre il 50 per cento dei posti disponibili non riceve alcuna candidatura.

Direi, quindi, che i riflettori vanno accesi sui percorsi formativi. Senza puntare il dito contro nessuno. Mettere assieme le skill che richiede oggi il mercato non è facile, soprattutto se si pensa alla velocità con cui le stesse competenze cambiano o invecchiano.

Diventa cruciale, oggi più che mai, una sinergia tra pubblico e privati per allineare l’offerta formativa alla domanda di lavoro. Fuori dai politecnici c’è la fila delle aziende pronte ad assumere. Ovvio, le materie STEM sono la prima richiesta. Ma servono anche competenze umanistiche, manageriali e tanto altro ancora.

Anche in questo caso, stiamo facendo la nostra parte. Con l’inaugurazione a Roma della prima IBM Cyber Academy in Europa e con il progetto SkillsBuild che ha già erogato formazione gratuita su digital skill a oltre 50mila tra studenti, docenti e lavoratori in up o reskilling. Oltre il 65 per cento dei partecipanti al programma sono donne.

Intervento di Maurizio Decollanz direttore marketing e comunicazione di IBM Italia

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