Reputation Manager, pionieri della reputazione online

Reputation Manager è il punto di riferimento in Italia per l’analisi, la gestione e la costruzione della reputazione online di brand, enti e figure di rilievo pubblico

Nata nel 2004 da un’idea dell’ingegnere elettronico Andrea Barchiesi, Reputation Manager è la società di riferimento in Italia per l’analisi, la gestione e la costruzione della reputazione online di aziende, brand, istituzioni e figure di rilievo pubblico, analizzando la percezione su tutti i media – online e offline – e contribuendo a costruire, difendere e potenziare l’identità digitale di brand e Ceo.


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Se necessario, rimuove contenuti diffamatori e lesivi, difende il diritto all’oblio, certifica il danno reputazionale con perizie web, certificazione forense delle prove online, analisi e gestione della crisi. Inoltre, è specializzata in Employer Branding, ovvero l’analisi specifica della employer reputation e delle strategie per potenziarla.

Con un team di oltre 70 professionisti nelle sedi di Milano e Roma composto da ingegneri, analisti, comunicatori, editor, designer e legali, gestisce tutti i numerosi aspetti legati alla reputazione dei brand.

 Ne abbiamo parlato con Andrea Barchiesi, Founder e Ceo di Reputation Manager.

Come nasce l’idea di costruire una società di web reputation nel 2004 quando internet era agli albori?

«Quando ho iniziato non c’era nessuno. Oggi la reputazione è un asset abilitante per tutti, è il biglietto da visita per accedere a relazioni, occasioni professionali e di business. E non è un meccanismo evitabile: la reputazione è percezione e noi tutti guardiamo il mondo attraverso la lente della percezione.

Se la percezione che gli altri hanno di noi è negativa, la società civile, in qualche modo, ci spegne. Il web partecipativo, i social, hanno reso sempre più evidente questo dato di fatto. Per questo negli ultimi anni i professionisti stanno crescendo».

Ma che cosa significa occuparsi di reputazione?

«Si può lavorare sulla persona, ma anche su prodotti o servizi, su brand e anche sui fenomeni. Stanno poi nascendo delle sotto-specializzazioni come nel settore giuridico, legate soprattutto alla gestione legale di alcuni temi di reputazione, come la rimozione di contenuti e link, il diritto all’oblio, mentre altri riguardano di più la comunicazione».

Per affrontare tutti questi aspetti Reputation Manager ha definito un metodo scientifico, che è anche un suo marchio registrato, l’Ingegneria Reputazionale®, pensato per costruire, difendere e sostenere la reputazione sulla base di un costante lavoro di analisi dei dati e conversione degli insight rilevati in strategie operative.

Ce ne può parlare?

«Il nostro è un lavoro molto quotidiano e silenzioso. Una parte è di analisi, perché monitoriamo ogni giorno tutto quello che viene detto sui nostri clienti, che siano persone o aziende, basandoci sui dati, come nella diagnostica per il mondo medico.

In questo modo ci rendiamo conto di che cosa funziona e come si evolve l’immagine di un soggetto nel tempo, al netto delle crisi che accidentalmente possono esplodere. Poi c’è una parte di progettazione e la domanda che facciamo al cliente in questo caso è “come vuoi essere percepito?”. Il nostro è un mestiere che consiste nell’analizzare, progettare e intervenire.

E questa circolarità tocca tre dimensioni: una parte più da analista del dato, un’altra più da progettista, una terza che richiede competenze varie di marketing, comunicazione, legali, ed è qualcosa di molto articolato».

Per quanto riguarda l’analisi della reputazione corporate e dei Ceo, Reputation Manager ha sviluppato un modello multidimensionale che definisce “duale” e si basa sul concetto che la reputazione dell’azienda e quella dei suoi vertici si influenzino reciprocamente.

Un caso che coinvolge il Ceo può infatti avere impatti sul brand, ma anche viceversa. La reputazione del brand dipende da cinque dimensioni fondamentali – Leadership, Esg, Offering, Performance e Ceo –, allo stesso modo anche la reputazione del Ceo ha i suoi driver specifici.

«Un’analisi seria ed efficace fornisce dati puntuali su ciascuna delle dimensioni reputazionali – conclude Barchiesi –. Esprimere un valore generale non aiuterebbe il cliente a capire quali sono i punti di miglioramento oppure dove si annidano i rischi di potenziali crisi».

Oltre a sviluppare internamente i suoi sistemi di web intelligence, la società è impegnata nella produzione di osservatori permanenti sulla reputazione che periodicamente presentano i dati sulla reputazione di Ceo e aziende.

Il primo, attivo da oltre dieci anni, è Top Manager Reputation, focalizzato sulla reputazione delle figure apicali delle più importanti aziende attive in Italia. ESG Perception Index, invece, analizza la reputazione di sostenibilità dei brand, mentre Top Brand Reputation è un osservatorio sulla reputazione globale delle aziende.

Reputation Manager ha inoltre sviluppato un modello specifico per l’analisi della crisi, che assegna un indice di intensità da 1 a 10 per stabilirne la “magnitudo”, un po’ come avviene nei terremoti, e anche la forma, ovvero l’impatto dell’evento critico su diverse dimensioni.

Come istituto di ricerca, nel 2012, Reputation Manager ha istituito il primo master italiano in Reputation Management e partecipa a diversi programmi di formazione all’interno di università, istituzioni, aziende.

In particolare, dal 2016 in collaborazione con Co.Re.Com Lombardia e poi con il Co.Re.Com Veneto, ha attivato diversi progetti nelle scuole medie e superiori, per informare studenti e insegnanti e promuovere l’utilizzo consapevole della Rete, in contrasto al fenomeno sempre più diffuso del cyberbullismo. Per questo progetto ha vinto la IV edizione del Premio AIF Adriano Olivetti nella categoria “Formatori professionisti”.

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Martina Rossi

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