Silvia Ramondetta, responsabile area economica di Confindustria Toscana e coordinatrice del Digital Innovation Hub Toscana, sottolinea l’importanza di una corretta adozione delle nuove tecnologie digitali
«Sul fronte dell’innovazione viviamo un contesto nel quale il 4.0 è ormai divenuto 5.0, dove le sfide che oggi attendono le imprese, di ogni dimensione, riguardano la corretta adozione delle nuove tecnologie digitali (a partire dall’intelligenza artificiale) e la concreta applicazione degli Esg, con forte attenzione alla componente “S”, che si riferisce ai fattori sociali e include le relazioni con gli stakeholder, la salute e la sicurezza sul lavoro, la diversità, l’inclusione e il benessere dei dipendenti». Così afferma Silvia Ramondetta, responsabile area economica Confindustria Toscana e coordinatrice Digital Innovation Hub Toscana.
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Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, nonostante occupi sempre maggiore spazio nel dibattito pubblico e sui media, Ramondetta vede l’adozione concreta di questa tecnologia all’interno del tessuto produttivo come un processo complesso verso una transizione digitale sostenibile.
«Quello dell’IA – spiega Ramondetta – è un tema al centro dell’attenzione di Confindustria, regionale e nazionale, che affrontiamo con un approccio a più livelli e uno sguardo rivolto tanto alle imprese quanto all’interesse del Paese e della collettività. Un approccio che è anche ben riassunto nel documento Fabbrica Europa, che contiene le priorità del sistema industriale per le elezioni europee.
In un contesto manifatturiero come quello italiano e toscano, caratterizzato per la quasi totalità da piccole imprese, attive in settori che talvolta faticano a coniugare artigianalità e innovazione, i processi di digitalizzazione incontrano ostacoli e barriere, culturali e tecniche, alimentate da scarse conoscenze, preconcetti sulla difficoltà applicativa e sulla necessità di ingenti capitali e profonde trasformazioni. Al contrario, la competizione globale sta abbassando i costi per l’accesso a queste tecnologie, alcune delle quali ormai presenti da tempo sul mercato».
Accanto all’applicazione di strumenti di intelligenza artificiale, le Pmi – soprattutto in Toscana – devono ancora compiere importanti passi avanti nelle loro competenze interne.
«Un aiuto determinante in questo senso – dice ancora Ramondetta – può arrivare da due fronti: il primo, dalla caratteristica di molte di queste piccole imprese di essere inserite in filiere strutturate e in progetti di filiera, attraverso cui cogliere spunti, supporto e indicazioni operative; il secondo, dalle strutture nate con questo obiettivo, ovvero i Digital Innovation Hub e i Competence Center, nei quali le imprese possono trovare consulenza iniziale e specialistica per ogni stadio del loro cambiamento digitale».
L’impegno di Confindustria in Toscana, attraverso il Digital Innovation Hub, è oggi concentrato sul supporto al tessuto produttivo, in particolare alle imprese di minori dimensioni e di alcuni settori meno digitalizzati. «Numerose ricerche – conferma Ramondetta – ci dimostrano che il digitale sta aumentando la distanza tra le imprese leader e quelle più in ritardo, che rischiano di essere definitivamente escluse dalla competizione. Nel nostro Paese gli investimenti stanno rallentando, in particolare quelli in innovazione e digitalizzazione, come certificano i dati Istat.
Resta la distanza tra grandi e piccole imprese nell’utilizzo dell’IA (con la percentuale delle piccole imprese italiane che si attesta nel 2023 al 4,4 per cento, contro il 24 per cento delle grandi imprese, in calo rispetto ai valori del 2021), e si riduce la percentuale complessiva di imprese che hanno svolto almeno un’attività di innovazione nell’anno e, in particolare, su investimenti in hardware e software, progettazione tecnica e design, acquisto di licenze e brevetti».
In definitiva, l’intelligenza artificiale è sicuramente una grande opportunità, ma può attecchire efficacemente solo su una cultura aziendale e su un impianto produttivo e organizzativo capace di pensare in digitale. «Ed è proprio questo – commenta Ramondetta – il ruolo cui sono chiamati i Digital Innovation Hub. La struttura toscana – che coordino dalla sua costituzione nel 2017 – è pienamente inserita in questa dimensione e risulta tra i primi quattro Dih della Rete nazionale di Confindustria per numero e qualità dei progetti acquisiti nell’ambito degli European Digital Innovation Hub e anche con il Pnrr.
Il Dih Toscana ha ormai consolidato le relazioni con importanti network nazionali ed europei e il proprio ruolo di punto di riferimento per la digital transformation dell’industria toscana, in particolare manifatturiera, come dimostrano la partecipazione attiva del Dih a tre poli ai quali l’Europa affida la transizione digitale delle Pmi in Italia (Edih Tuscany X.0, Artes 5.0 e Damas) e la partnership con le università toscane e i principali centri di ricerca nell’ecosistema dell’innovazione.
Si tratta di progetti che il Dih Toscana ha acquisito attraverso un impegno costante negli anni e che ci consentono di erogare numerosi servizi, con agevolazioni fino anche al 100 per cento per le micro e piccole imprese, e rappresentano per tutta la Toscana un insieme molto importante di progettualità e risorse. Ma questo non può che essere solo l’inizio».