Event Industry: Economia e inclusione

Intervento di Annamaria Ruffini Founder & Ceo di Events In & Out e Past President & Permanent Board Member di SITE Global

Tanta strada è stata percorsa da quel 1965 in cui Nino Manfredi, nell’episodio d’apertura del film I complessi, interpretava la parte dell’impiegato dedito al corteggiamento di una collega durante una gita sociale. Oggi di “gita sociale” non si può parlare più perché nei decenni è via via risultato evidente che i viaggi aziendali sono il cuore di un sistema capace di generare ricchezza, creare benessere, aumentare l’indotto.


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L’edizione 2023 dell’Incentive Travel Index di SITE (Society for Incentive Travel Excellence, la più grande community mondiale di organizzatori di viaggi d’incentivazione ed eventi motivazionali), realizzato in associazione con Oxford Economics, dice che gli scopi del “motivational travel” stanno evolvendosi verso il soft power. In sostanza, oggi con i viaggi aziendali si trattengono i talenti (90 per cento), si erogano ricompense percepite come preziose (83 per cento), si rendono reali gruppi altrimenti solo virtuali (79 per cento).

Stiamo cioè parlando di qualcosa che ha la stessa importanza dello stipendio e un’efficienza persino superiore. Non c’è da stupirsi. Il viaggio incentive racchiude lussi ed esclusività motivanti in se stessi, se è vero che sempre l’Incentive Travel Index fissa al 47 per cento il budget speso a livello mondiale per appena due voci su sette (hotel e biglietteria aerea, il che certifica l’importanza della meta e dell’housing nonostante i costi), laddove la terza – la ristorazione, pur così importante – segue ben distaccata al 18 per cento.

Il 72 per cento dei buyer farmaceutici, il 65 per cento di quelli dell’hi-tech e il 62 per cento dell’automotive, ossia la parte più ricca del business, si aspetta un significativo aumento delle cifre assolute entro il 2025, soprattutto (52 per cento) per le attività on site, che andranno quindi ad arricchire programmi già impreziositi dalla qualità delle destinazioni. Cifre assolute, già. È bene chiarire. Una nuova ricerca ci viene in aiuto: è la 2023 Global Economic Significance of Business Events, realizzata dall’Events Industry Council, sempre insieme a Oxford Economics.

Nel 2019, cioè prima dello stop pandemico, i partecipanti ad almeno un evento aziendale che comprendesse un viaggio erano stati 1,6 miliardi in oltre 180 Paesi, per una spesa diretta di oltre 1,15 trilioni di dollari (di cui 1,11 trilioni generati dai primi 50 Paesi), una quota di prodotto interno lordo globale di 662,6 miliardi di dollari, 10,9 milioni di posti di lavoro. Curiosità: ogni partecipante, durante gli eventi, spende 707 dollari in extra o shopping personale.

Decisamente tanto, se si considera che queste trasferte sono tutto sommato brevi (difficilmente eccedono i sei giorni) e il tempo libero è minimo. Ancor più interessanti le cifre indirette, che certificano il contributo at large della event industry all’economia globale. Qui la quota di Pil arriva addirittura a 1,62 trilioni di dollari, il che ne fa la tredicesima industria al mondo (a cifre dirette è la ventunesima). Per fortuna il ritorno alla normalità dopo il Covid è stato rapido, al punto da farci prevedere che l’anno in corso possa dare gli stessi risultati del 2019.

Da ultimo ma non per ultimo, uno sguardo sociale. Il cambiamento climatico sta costringendo molti operatori del settore a rivalutare le pratiche e a dare priorità alla sostenibilità. Eventi su scala ridotta e location non tradizionali stanno guadagnando terreno grazie alla loro efficacia nel salvaguardare dai disagi ambientali e nel ridurre i rischi finanziari.

Le organizzazioni si trovano ad affrontare una pressione crescente per migliorare il reporting e i parametri di sostenibilità, con una sempre maggiore attenzione al rispetto degli standard sostenibili. Ma si parla di sostenibilità a tutto tondo, non solo ambientale. La necessità di un reporting standardizzato che comprenda aspetti di diversità, equità e inclusione (DE&I) evidenzia lo spostamento del settore verso pratiche più coscienziose.

Va ricordato che i partecipanti a un viaggio incentive non sono “persone qualunque”. Sono top performer cui spesso viene dato, all’interno del programma, di incontrare pari grado quando non personalità o politici di primo piano. La loro interazione con questi personaggi, se non addirittura la loro stessa presenza, può tradursi in un trend setting capace di far evolvere il mondo.

Bio: Annamaria Ruffini, fondatrice e presidente di Events In & Out, è stata presidente di SITE Italy e di SITE Global di cui è membro permanente del Board. È stata premiata con il SITE Master Motivator Award per aver mantenuto “il più alto standard di eccellenza nella creazione o nell’esecuzione di eventi motivazionali” e ha ricevuto il Global Award del World Travel Market e il Green Tourism National Award per il suo manuale pratico Ecoeventi. È Keynote a livello mondiale

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