Michelangelo Pistoletto è considerato uno degli esponenti più rilevanti del panorama artistico contemporaneo, da sempre attento all’ambiente e all’attivismo territoriale
Michelangelo Pistoletto, classe 1933, è l’artista che ha portato la sostenibilità nell’arte. Nella Venere degli stracci, la dea, simbolo della bellezza classica, viene accostata a un cumulo di stracci. La sua filosofia si basa sulla rigenerazione e l’equilibrio, utilizzando l’arte per proporre soluzioni sostenibili e promuovere la partecipazione creativa di tutta la società.
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Michelangelo Pistoletto, guardando la Venere degli Stracci non si può non pensare alle immagini shock della discarica illegale nel deserto di Atacama di vestiti della fast fashion. Solo che la sua opera è del 1967, mentre le immagini denuncia risalgono al 2021 e testimoniano una situazione nata circa 15 anni fa. Com’è nata invece la Venere degli Stracci e quale messaggio voleva trasmettere?
«La Venere degli Stracci è nata come germinazione spontanea, senza seguire un ragionamento predefinito. Utilizzavo gli stracci per lavorare sui miei quadri specchianti, per pulire ed eliminare smalti e colori. Ho, poi, sempre avuto una forte attrazione per la scultura e un giorno ho trovato una Venere di cemento destinata a decorare giardini e l’ho portata nel mio studio.
ì ha incontrato gli stracci. Il contrasto tra la purezza ideale della Venere e gli stracci consumati simboleggia il consumo e lo scarto della società. La Venere degli Stracci si è autodefinita come un simbolo grazie alla percezione del pubblico, iniziando a vivere la sua vita, io l’ho semplicemente aiutata a proseguire nel suo cammino».

Dalla Venere degli Stracci, alla Mela Reintegrata, al Terzo Paradiso: la sua arte è pioniera della sostenibilità e portatrice di messaggi di responsabilità ambientale e sociale. Ma qual è il compito dell’arte e il ruolo dell’artista oggi?
«Il concetto di sostenibilità nel mio lavoro si basa sulla rigenerazione, utilizzando scienza e tecnologia per creare equilibrio e armonia con la natura. La rigenerazione è necessaria per contrastare il danno ambientale e sociale causato dall’uomo. L’arte deve proporre soluzioni rigenerative per un mondo da noi degenerato che è diventato insostenibile. La Mela Reintegrata rappresenta questo concetto, ricucendo l’artificio con la natura attraverso la tecnologia data dall’uso di materiali duraturi come l’acciaio inossidabile».
La Venere degli Stracci a Napoli, prima di venire bruciata da una persona affetta da malattia mentale, è stata duramente contestata sui social. La Mela Reintegrata a Milano ha suscitato aspre polemiche per i migranti e i richiedenti asilo che dormivano lì sotto. Come recepisce queste contestazioni alla sua arte?
«Le reazioni alla mia arte variano. Molti inizialmente non comprendono e reagiscono, ma col tempo apprezzano. Ad esempio, la Mela Reintegrata a Milano è stata rispettata, quando tutti dicevano che sarebbe stata subito imbrattata e distrutta. La Venere degli Stracci a Napoli anche, ma è stata vittima di un gesto folle di una persona con problemi mentali. Questo incidente ha portato a una riflessione sulla cura e rigenerazione delle persone, dimostrando come un atto vandalico possa trasformarsi in un risultato rigenerativo».
L’arte povera, di cui lei è uno dei protagonisti, dialogava con la scienza. Come può oggi l’arte dialogare con la tecnologia? La formula della creazione, l’intelligenza artificiale e umana sono i temi della sua lectio magistralis al festival Educa di Rovereto.
«L’arte coinvolge la creatività di tutta la società, non solo degli artisti di professione. È fondamentale nelle scuole, insegnando ai bambini la capacità inventiva. L’arte deve diventare sempre meno una specializzazione e sempre più una partecipazione democratica. Attraverso l’educazione, la creatività può essere applicata in vari ambiti della vita, creando un mondo nuovo dove tutti sono responsabili di questa opera d’arte collettiva».
Che cos’è per lei l’innovazione?
«L’innovazione è la creazione continua. Le regole del gioco, anche se precise, non sono definitive. Devono essere modificabili e trasformabili, non si tratta di dogmi che sono definitivi e non permettono evoluzioni. L’innovazione è una continua rigenerazione delle convenzioni».
Il Terzo Paradiso è un simbolo di creazione, di equilibrio tra le diversità, di sostenibilità. Una sua declinazione con i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Onu è stata esposta al Palazzo di Vetro di New York in occasione del Mid-Term dell’Agenda 2030, a settembre 2023. Qual è il suo impegno nel raggiungimento degli obiettivi su temi come ambiente, educazione, cultura e scienza?
«Si tratta di un’attitudine. Nella Cittadellarte della Fondazione Pistoletto a Biella tutti i settori della società si combinano creativamente: la politica, l’economia, la religione, l’architettura, la moda, l’agricoltura, e altri settori devono interagire per creare qualcosa di nuovo. La Cittadellarte è proprio questo: un laboratorio di creazione intersettoriale, dove l’arte promuove una rigenerazione continua della società».
Per approfondimenti visita il sito di Michelangelo Pistoletto