San Benedetto: benessere e sostenibilità

In San Benedetto, le risorse umane promuovono benessere e appartenenza, con focus su sostenibilità, flessibilità e il metodo Kaizen per miglioramenti continui. Vediamolo insieme a Relmi Rizzato, direttore risorse umane e compliance di Acqua Minerale San Benedetto

 In San Benedetto le risorse umane si occupano di persone, ma anche di aspettative e benessere. Una relazione continua con i lavoratori per capire le loro necessità e difficoltà. Abbiamo intervistato Relmi Rizzato, direttore risorse umane e compliance del Gruppo San Benedetto, responsabile di una funzione in transizione per un’azienda proiettata verso il futuro.


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San Benedetto e capitale umano: un binomio che ama definire territorio, tradizione e appartenenza. Può spiegarci il significato concreto di questa definizione e come si traduce nella quotidianità dei lavoratori?

«Sono i valori fondanti di San Benedetto e si traducono anche nella gestione delle persone che lavorano in azienda. Del resto, San Benedetto ha un legame inscindibile con il territorio dove si trovano le fonti di acqua minerale e l’esigenza di tutelare l’ambiente si riflette necessariamente anche nel coinvolgimento delle persone che abitano quel territorio.

ITALIA ECONOMY - San Benedetto: benessere e sostenibilità
Relmi Rizzato, direttore risorse umane e compliance di Acqua Minerale San Benedetto S.p.A.

Loro sono i primi essere coinvolti dall’attività dell’azienda, i primi stakeholders. Quindi territorio, nella gestione delle risorse umane, significa preferire nell’assunzione persone che abitano vicino allo stabilimento così da evitare lunghi spostamenti per raggiungere il luogo di lavoro, garantire un adeguato bilanciamento tra tempo di lavoro e vita privata, incentivare gli spostamenti in bici, pensare a un pacchetto welfare che sia attento alle realtà economiche locali, partecipare a piccoli eventi sportivi o ludici del posto.

In una parola territorio è anche sostenibilità, intesa non più solo come tutela dell’ambiente. Vanno in questo senso la recente ristrutturazione della mensa aziendale, che per ambientazione, qualità e varietà degli alimenti, grazie al nostro fornitore, è diventata il nostro Ristorante San Benedetto, un ambiente in cui è piacevole rimanere anche una volta consumata la pausa pranzo.

L’organizzazione dell’Open Day, per far vedere a famigliari e amici come si svolge la vita in azienda e la creazione della funzione People Care, che ha il compito specifico di occuparsi istituzionalmente del benessere dei lavoratori seguendoli quotidianamente. Tutte iniziative che creano quel senso di appartenenza che qualcuno traduce come famiglia, ma che in termini più ampi fa sentire le persone che lavorano in San Benedetto parte di una comunità sociale ed economica dove si condividono successi e difficoltà non solo come lavoratori, ma anche come utenti.

A lungo andare questo senso di appartenenza fa sentire l’azienda non solo un posto dove si va a fare un lavoro, ma un luogo in cui si porta il proprio contributo, la propria creatività, la propria intuizione e capacità. In una parola, un luogo che diventa un po’ nostro».

In un suo recente intervento ha definito San Benedetto una “azienda liquida” capace di adattarsi velocemente alle perturbazioni esterne. Un grande punto di forza per riuscire a comprendere i cambiamenti che caratterizzano la nostra società moderna: può farci qualche esempio?

«La capacità di agire rapidamente tipica delle aziende dove l’imprenditore è presente quotidianamente, il metodo Kaizen che favorisce i miglioramenti anche piccoli sull’ambiente del lavoro tramite il coinvolgimento di ogni lavoratore, la capacità di coprire zone grigie nell’organizzazione del lavoro sfruttando il senso di appartenenza e di dedizione all’azienda sono tutti elementi che fotografano una organizzazione liquida, che si adatta all’ambiente velocemente, come fa l’acqua che si espande senza lasciare vuoti.

Lo abbiamo provato durante il covid e nei due anni successivi in cui abbiamo vissuto una tempesta imprevista tra aumento dei costi, scarsità di materiali e aumento rapido della domanda. E lo viviamo, in maniera più limitata, a ogni stagione quando la grande disponibilità delle persone che lavorano per San Benedetto consente di far fronte con reazione istantanea ai rapidi mutamenti climatici.

Sotto questo aspetto, si potrebbe esagerare dicendo che in un settore così influenzato dal clima, bisogna produrre velocemente quando si alzano le temperature e rallentare non appena si abbassano, circostanza che si scontra con l’esigenza di pianificazione di ogni attività imprenditoriale. Ecco, la capacità di essere liquidi delle persone che lavorano in San Benedetto consente di affrontare con più facilità queste variabilità».

In San Benedetto avete adottato il metodo Kaizen: cos’è e come è stato percepito dai lavoratori?

«Il metodo Kaizen, originario della cultura giapponese, è stato introdotto in San Benedetto da qualche anno. Un mix tra analisi, creatività e partecipazione che permette di dar voce a tutti i lavoratori cercando il continuo miglioramento di tutti i processi aziendali, attraverso il contributo di chi li conosce in prima persona. È per questo che, in qualche modo, il metodo consente di rovesciare la piramide decisionale perché molte iniziative di cambiamento e miglioramento provengono dal basso e non dal management.

Inizialmente applicato ai reparti di produzione, oggi è esteso a ogni funzione aziendale ed è vissuto dai lavoratori come un modo per incidere sull’attività aziendale con un contributo concreto di cui è possibile misurare, anche economicamente, il beneficio. È anche un modo per far emergere la propria creatività e intraprendenza e, in ultima analisi, uno strumento per realizzare la propria crescita personale e le aspettative di carriera.

Dal 2023, abbiamo istituito il premio Kaizen, dedicato a premiare persone e progetti che più rappresentano la filosofia della ricerca dell’efficienza e del valore, di quello che veramente conta eliminando gli sprechi e le attività inutili, il tutto con il coinvolgimento di più funzioni aziendali».

Vi definite “esaltatori di talenti”: a suo avviso quali sono in generale i talenti del futuro? E quali le competenze chiave per lavorare in San Benedetto un domani?

«Difficile domanda. Penso che talento oggi faccia rima con capacità di adattarsi velocemente ai cambiamenti esterni ed è quello che cerco nei giovani che si avvicinano al mondo del lavoro in San Benedetto. In pratica, significa capacità di leggere il contesto, capire l’ambiente in cui si lavora e disponibilità a adattare le proprie caratteristiche per favorire la collaborazione e l’interazione.

La capacità di relazionarsi con gli altri, abbattendo le barriere e gli ostacoli, capacità di essere liquidi appunto, pronti a orientare le proprie competenze tecniche senza paura di perdere la propria individualità. Il contesto organizzativo di una azienda complessa e di grandi dimensioni premia i collaboratori che sanno cambiare velocemente, rinunciare a personalismi per collaborare con gli altri per un successo magari non immediato, ma più duraturo».

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Anna Fogarolo
Copywriter, scrittrice, esperta comunicazione digitale

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