Investimenti 2025: geopolitica, inflazione e nuove tendenze

Crisi geopolitica, inflazione e energia hanno impattato il 2025: i risparmiatori cambiano rotta, puntando su alternative e consulenza finanziaria

Il 2025 è stato un anno decisamente difficile per la nostra economia, quando si sono dovuti fare i conti con diverse difficoltà: dalla crisi geopolitica, passando per un’inflazione non ancora del tutto domata, sino alla crisi energetica. Tutti questi fattori hanno comunque influito sulle scelte di investimento dei risparmiatori che hanno diminuito la quota di risparmio investita in obbligazioni fino al 25% del proprio portafoglio.

Ha investito in questo comparto meno di un quinto dei risparmiatori, ma con un grado di soddisfazione decisamente in calo rispetto al 2024. Il gradimento maggiore lo si riscontra tra gli ultrasessantacinquenni e tra chi dichiara una propensione al rischio sopra la media. Cresce di poco, invece, la percentuale di chi ha investito sul mercato azionario (7%).

Si investe sempre di più col supporto della consulenza finanziaria, anche se in materia di educazione finanziaria il cammino è ancora in salita. Infatti, ampliando l’analisi sull’educazione finanziaria su scala nazionale, in Italia i comportamenti dei risparmiatori in ambito finanziario necessitano di un deciso cambio di passo: più del 16% non verifica mai le proprie uscite e non ha l’abitudine di redigere un budget personale per avere un resoconto delle proprie disponibilità. Chi invece ha l’abitudine di farlo (quasi il 60%) lo stila per il mese in corso o successivo.

Non sono tanti coloro che lo preparano con un obiettivo a medio-lungo termine, anche se il dato è in crescita. Molti risparmiatori preferiscono occuparsi del presente confermando una scarsa attenzione al futuro. Lo sviluppo di una cultura finanziaria risulta a questo punto determinante.

Stante le difficoltà riscontrate in questo periodo dagli investimenti storici a replicare i rendimenti passati, cresce di oltre il 12% l’interesse dei risparmiatori per i cosiddetti investimenti alternativi. In cima l’oro, storico bene rifugio, seguito dai fondi etici. La maggior parte dei risparmiatori ha raggiunto oramai la consapevolezza della pericolosità del riscaldamento globale grazie agli eventi straordinari dell’ultimo anno, che fanno da acceleratore di approfondimento per il risparmiatore. Se infatti il 78% dei risparmiatori conosce gli investimenti sostenibili, ben il 25% li ha già sottoscritti.

D’altra parte, il fenomeno ESG sta accelerando in ogni ambito e anche in quello dei private markets, dove gli investimenti in capitale naturale rappresentano una connessione concreta con l’economia reale. Per l’attenzione alla funzione di protezione sociale del risparmio il risparmiatore che investe in prodotti green è un risparmiatore informato.

Cresce anche la liquidità lasciata sui conti correnti (+ 9% rispetto allo scorso anno) una scelta che, con un tasso di inflazione quasi al 2%  genera inesorabilmente una perdita reale. A immobilizzare il risparmio sui semplici conti correnti sono incertezza, poca fiducia nel futuro e soprattutto la paura di investire in prodotti finanziari percepiti come rischiosi. Il dubbio, in ogni caso, comincia a serpeggiare: si riduce infatti il grado di soddisfazione riferibile alla detenzione di liquidità.

Occorre poi sensibilizzare la popolazione giovanile sul tema della previdenza integrativa: malgrado, infatti, la capacità del nostro sistema pensionistico di continuare a garantire gli attuali livelli di erogazione sia giudicata fragile, i giovani sono perplessi ad avvicinarsi a forme previdenziali integrative. Il motivo è l’asserita mancanza di liquidità e il sentirsi ancora “troppo giovani” per pensarci.

Articolo di Francesco Megna

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